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Su Palu 2004

ATTIVITA’: Visita con notte in grotta
DATA: 10 e 11 Gennaio 2004
COMUNE: Urzulei (NU)
LOCALITA’: Teletottes
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Grotta "Su Palu"
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Lucio Mereu
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA:
Marco Pacman, Karlo Taccori, Valentina Pisu e Lucio Mereu
Me la sognavo dall'anno scorso, da quando, all'inizio dell'anno, non potei partecipare ad un'analoga spedizione. Parlo di Su Palu, passandoci dentro la notte. E quindi, quando ne parlammo in sede, nei giorni di Natale, non mi parve vero, studiammo la data ed eccoci accordati per il w-e dopo la befana.
Finite le vacanze iniziano i preparativi ed in particolare il giro per negozi "tecnici" a cercare un sacco a pelo micro da far stare nel sacco speleo. Alla fine desisto, troppo cari per l'uso che ne faro', mi tengo il sacco station wagon da 10.000 lire comprato quasi 10 anni fa. Poi si passa alle cibarie, andiamo con Vale a fare razzia a citta' mercato, risotto ai porcini e pure' in busta, scatoletta di simmenthal, tonno e pate' di fegato (non vorrai passare una notte fuori di casa senza il pate'???), poi la furbata… il minetrone in barattolo, uno a testa, 1/2 kg l'uno (la peggio cazzata che potevamo fare…), le spianate che vogliono poco spazio, l'immancabile quantitativo industriale di cioccolato, l'affettato sotto vuoto che prende poco spazio e non si bagna, una scamorzina affumicata, il grana da fare a tocchetti per le merende ed infine le merendine per la colazione. Si vabbe' e' una notte, ma cosa ne sapete voi che magari rimaniamo bloccati dentro una settimana?? Dimenticavo, prima di tornare a casa passiamo a prendere il vino… 1 litro per superare la notte in grotta.
Siamo a venerdi' sera', scroccata una seconda sacca stagna al buon Ermanno, per il sacco a pelo, visto che l'altra sara' dedicata al cambio asciutto per la notte ed il cibo da non bagnare. E' ora d'infilare tutta la roba dentro al sacco e fare il primo collaudo. Merd! Non c'e' verso di schiacciare a dovere il sacco a pelo, comunque l'arrotoli mi prende 2/3 dell'altezza del Sac Man (noto sacco del Pac Man), mi ci pesto per un'ora, non c'e' verso, sono le 18.30 e sono ancora con tutta la roba in giro per casa, sto per pigliare la macchina per andare a comprare quel sacco da 50 euri… poi mi vengono in salvataggio Fabio e Marina con il loro ferrinomenodieci, che mi salva la situazione. Finisco il sarcofago, facciamo una stima del peso: 2 kg circa di carburo + 2 di acqua + mezzo di vino + mezzo del barattolone di minestrone + un altro chiletto tra formaggio, bustine, scatolette… + mezzo di sacco a pelo + bla bla bla… 8/9 kg sicuri…
Va bene, basta, mo' si parte. Appuntamento ore 7.00, Lucio sbaglia l'orario e si fa attendere per 20 minuti, si dimentica pure la giacca, si va a prenderla. Finalmente in strada, come da tabella per mezzo giorno siamo vestiti e pronti per avviarci al sentiero, 15ina di minuti e siamo al cancello giallo, la giornata del corso si rifa' viva… la strettoietta dell'ingresso e' estremamente meno agibile dell'anno passato, sara' il sacco o la ciccia? Ecco la diaclasi… Lucio, Valentinca, Carlo e poi io… ecco giu' tutti. Sole… ci si vede tra qualche giorno.
La prima mezzoretta si riprende confidenza con l'ambiente, poi inizia lo scrosciare dell'acqua, pochi istanti e cominciamo ad inzuppare gli stivali… passano una decina di minuti ed eccoci al fatidico sifone. Entra Lucio, poi i sacci ammoschettonati al cordino e mo' tocca a noi altri… passa Carlo e si prepara dall'altra parte con la macchinetta fotografica per beccare me e Valentina in piena sofferenza. Comunque me la ricordavo piu' fredda; entriamo nello spogliatoio, fuori l'acqua dagli stivali e si riparte.
E cosi' proseguiamo… svariate ore, soste fotografie tante, impossibile non fotografare le vaschette in cascata l'una all'altra che traboccano acqua, le colate bianche ed il fungo, la stanza con le vasche… e… e… e andate a vedervele su.
Insomma, cammina cammina, arriviamo al punto in cui ci fermammo al corso due anni fa, siamo sopra la cascata… ci avviciniamo al fatidico traverso… stiamo a camminare sul bordo del canyon che sovrasta tutto quello schiumare dell'acqua… c'e' un corrimano, mettiamo le longe e procediamo in fila indiana, dopo alcuni minuti troviamo una corda che va giu' verso il fiume, ci si guarda con Carletto… "tutto qua sto traverso? gia' finito? …doveva essere chissa' cosa…", ci rilassiamo, riprende la carovana sulla corda. Scende Lucio, ci da le direttive per la sosta sul pianerottolo a meta' altezza e quando arriviamo la', eccola la sorpresa… qua inizia il traverso, oh merda! Stiamo parlando di un cornicione che ci sta giusto un piede di lungo, su una delle pareti del canyon (largo variabilmente tra il metro ed il metro e mezzo). E' in discesa e la cosa non agevola per nulla la progressione; ogni tanto qualche spuntone obbliga a mettersi di pancia sulla parete sperando di non sbilanciarsi all'indietro, c'e' sempre la longe ma l'inquietudine posta dal rumore dell'acqua ti fa sentire estremamente piu' in bilico.
Procediamo lentamente, Valentina e' con Lucio ed io faccio il paio con Carlo. Sono impegnato nei miei passaggi, quando rimetto lo sguardo avanti Carlo ha superato il mitico "salto nel vuoto", il cornicione dal lato sinistro e' finito e si deve passare sull'altra parete del canyon, il corrimano passa in diagonale da una parte all'altra. Per arrivare di la' con la gamba destra, devo scendere il piu' possibile' col sinistro, si, proprio su quello strapuntino grande come un tappo di acqua minerale, do fondo a tutto il mio coraggio: "Carletto, non mi lasciare solo, ti prego"; piedino sinistro giu', provo ad allungare il destro, mincamincaminca non ci arrivo, tiro indietro, manca un punto d'appoggio, ah si il braccio, quindi col piede sinistro sul tappo, butto il corpo sulla destra e poggio la mano di la, quindi avanti col piede destro ed eccomi, sono vivo! Finito il traverso maledetto, altra 10ina di metri di corda e siamo dentro al fiume. Si riprende la marcia.
"Al traverso, ti cagherai", mi disse qualcuno, "mi cagai" vi dico io.
Acqua, acqua, acqua… una meraviglia. Siamo quasi al campo, passiamo dal lato della cascatella che butta in un lago con svariati metri di fondo e nel mezzo un altare di pietra. Desistiamo dall'attraversare il laghetto, siamo ormai arrivati al campo, siamo quasi asciutti, giriamo larghi, torniamo indietro di qualche metro e passiamo sull'altra sponda sino ad arrivare nuovamente alla cascata… altre foto di rito, m'abbevero che sembro l'orso del Kisbi, quello della pubblicita' dell'acqua.
Qualche passo ancora e si cominciano a vedere tracce di sabbia, si, proprio quella del campo… ecco le tracce umane… ci sono i teli, i materassini un po' di scatolame, il fornelletto. Siamo a casa. Si decide il piano, buttiamo la roba, prepariamo i giacigli per la notte, svuotiamo i sacchi e ne prepariamo uno da scampagnata con viveri e carburo. Apriamo simmenthal nuttelline e un tocco di parmigiano, togliamo gli attrezzi e scarburiamo, pronti via. Si son fatte circa le sei di sera… 5 ore per arrivare al campo, con foto e cazzeggio, un ora di rifocillo, ed ora la destinazione e' "il tesoro di Morgan".
Passiamo per Lilliput… e quando sei la dentro ti senti veramente un lilliputtiano, enorme… pietraie da superare su e giu… un po' di problemi tecnici al mio ginocchio rallentano la marcia, sono veramente stanco a questo punto. Ma sara' valsa la pena continuare? Bhe, il "Lago delle Fate" parlavo da solo, uno specchio d'cua ed un soffitto colmo di stalattiti. Poi quella strada, il letto di un fiume in secca, per fortuna. Ed eccoci da Morgan, una stanza quasi interamente bianca, poi il letto di ghiaccio spettacolare ed una concrezione che pareva un ghiacciolo di zucchero gigante, chiedeva solo d'essere leccato. Proseguendo arriviamo infine al pozzo Oliena ed annesso pozzo per Disneyland… da li si torna indietro.
Il rientro al campo e' poco dopo le 21, ci diamo una ripulita e soprattutto roba calda e asciutta in dosso. Si decide il menu'… minestrone caldo, crema di porcini, affettati, provola affumicata, il vinello un tocca sano… e si chiude con la cioccolata incrostata nel tegamino di Carlo. P.s.: il pate' di fegato era veramente ignobile. Poche chiacchiere ancora e mentre ci si gusta la cioccolata, Carlo gia' dorme dentro al sacco, gli si rompe un po' le palle, ma non cede, lasciamo a Lucio decidere l'orario della sveglia, a sorpresa.
Tutti a nanna. Colto da un momento di generosita' offro' il mio sacco -10 a Valentina… entro nel suo estivo senza cappuccio, pochi minuti, e riscatto fuori… "molla il sacco", qualche tentativo di muovermi a compassione, fallimento totale, tanto lei si e' portata 7 strati di felpe, io solo il micropile, rientro in possesso del sacco stufa e Vale all'umido. Notte.
Bibibibi, bibibibi, ecco stroncato lo scrosciare del fiume, scattiamo tutti, son le 6 e 30, Vale si lamenta dell'umido dentro il suo sacco e del mio russare, ma e' l'unica, quindi viene stroncata sul nascere. C'e' da prendere l'acqua al fiume, non ne abbiamo manco un goccio, io mi vesto di punto con tuta e stivali, Vale mi segue in ciabatte, facciamo scorta d'acqua e laviamo tegamini e tazze. Colazione, vestizione completa e sacco collettivo, direzione Peyote.
Riattraversiamo Lilliput, io decisamente piu' in forma del giorno prima, arriviamo alla fine della frana e sulla sinistra c'e' l'arco quasi completamente tappato dai sassi, c'arrampichiamo su ed ecco l'ingresso un fantastico condotto a pressione, un "tubo" lavorato interamente dall'acqua, tutto smussato, pare verniciato di bianco ed in parte mangiato dalla ruggine, va giu' prima con lieve pendenza, poi si butta nel vuoto, con qualche decina di metri di corda. Maledetto chi ha fatto quell'ansa minuscola, tutti mezzo incagliati in discesa, tra discensore e longe. Eccoci sotto, al salone puoi prendere due direzioni, scendiamo sulla destra, ecco la sabbia, stiamo arrivando a "Sa Ciedda", in assoluto la sala piu' bella, secondo me. C'e' la sabbia che pare il Poetto, il fiume "San Creack", quello di de Andre', e le dune, le prime impronte dopo l'ultima piena sono di Valentina, arriviamo in fondo alla stanza, un sifone, l'acqua s'infila sotto una spettacolare colata e prosegue dietro… gia' in fase di esplorazione, dai sub, quello che c'e' dietro… noi c'accontentiamo di sbirciare da dietro le stalattiti. Mi mancano gli aggettivi per questa sala, va solo vista.
Risaliamo la "spiaggia", siamo nuovamente sotto il pozzo del Peyote e prendiamo l'altra strada, sono pochi metri per arrivare alle concrezioni di fango, tante stalagmiti che sembrano tanti omini, incredibili. In questa grotta tutto si concreziona. Riprendiamo la corda, risaliamo il tunnel, si ripassa per le pietraie di Lilliput e siamo finalmente al campo. Finiamo il riordino, sacchi gonfi ed in disordine, Lucio colto dalla sindrome dell'operatore ecologico, cerca la monnezza dei precedenti visitatori e se ne riempie il sacco al punto che molla a me e Carlo tutto lo scarburo di 2 giorni x 4 persone, e a Vale la sua sacca stagna rimasti fuori. Ciao ciao campo, ci si rivede non prima di un anno.
Si torna indietro passando nei paraggi del "cagatoio", per fortuna inutilizzato in questa spedizione, arriviamo presto all'acqua del canyon, optiamo per due gruppi come all'andata, Lucio e Vale ed io e Carlo. Occhio alla prima risalita in corda, si tende a finire nel punto stretto ed incastrarsi o incastrare il sacco, io son l'ultimo non godo del supporto di qualcuno che mi tenga la corda, ma arrivo su comunque in tempi umani, Carlo mi aspetta e cominciamo il traverso maledetto. La strizza non manca, ma e' nettamente piu' agevole fatto in salita. L'altra corda, appena metti il piede sulla pedalina e ti stacchi da terra, fai un pendolino e sei nel vuoto, poi si pedala… arrivo in cima e non resisto ad uno sguardo verso la schiuma della cascata… notevole. Ultimo traversino facile e si riprende la marcia normale.
Soste acqua ed andiamo, non siamo velocissimi io e Vale, ma il gruppo e compatto… la presenza d'acqua nella grotta sembra maggiore dell'andata, speriamo bene per il sifone. Si si, si passa, pero' effettivamente c'e' qualche centimetro in piu' d'acqua, ed il tubo della bombola ha maggiori capacita' di impigliarsi, l'acqua sembra svariati gradi piu' fredda, ma forse siamo solo piu' accaldati… usciamo ancora col respiro mozzato dal freddo, non indugiamo neanche per togliere l'acqua dagli stivali. Passi su passi, sudore, fiatone, ecco la diaclasi, io e Carlo siamo avanti, Lucio fa compagnia a Vale che riacquista un po' di forze. Carletto arriva su e chiede il permesso d'andare che altrimenti se la fa addosso, io salgo dietro a lui ed aspetto Vale, Lucio arriva in pochi minuti. Arriviamo al cancello, DELUSIONE, speravo di poter gridare… "luceeee, c'e' la luce ragazzi", invece… "cancellooooo, eccoci!", Carlo e' li e ci aiuta a tirar fuori i sacchi, ci mettiamo sul sentiero, gli acetilene fanno cilecca, l'elettrico da 15 euro montato il giorno prima della partenza fa la sua egregia figura, grazie Cinco.
Arriviamo alle macchine, ci cambiamo, via col fuoco, fornelletto a palla per riscaldare la cofana di zuppa di farro portata dal sottoscritto, mitico il piatto caldo. Due fette di prosciutto e qualche bicchiere di vino, un po' di risate davanti al fuoco, ricordando i momenti da ridere e non e si son fatte quasi le 10. Bagagli in macchina e via a Cagliari… a letto ci arrivero' alle 2 passate.
Il risveglio dell'indomani e terribile, notte infame per i dolori nonostante la stanchezza, acido lattico anche sotto le ascelle. Grandiosa esperienza.
Compagnia ottima, risate tante, Vale grandiosa neo speleologa che ha messo dietro tanti maschietti dell'ultimo corso (battezzata Bestia da Lucio) e poi c'erano Carletto culo d'oro, il bambolotto Luciosupalu, nella variante natalizia di Luciosupalufundiu e Marcoschiumoso; ce la siamo spassata alla grande.
Mo la relazione la butto cosi', poi se mi viene in mente qualcos'altro l'aggiungo e se qualcuno mi cazzia per qualche errore macroscopico l'aggiusto, promesso. Grazie a Vale per il supporto.

Categoria: Attività, Speleologia

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