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Grotta “Luigi Donini” Maggio 2006

ATTIVITA’:  SPELEOLOGIA
DATA: 20/05/2006
COMUNE: URZULEI
LOCALITA’: CODULA ORBISI
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Grotta “Luigi Donini”
ORGANIZZATORE   DELL’USCITA:   Pier Luigi Melis
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Pier Luigi Melis, Sadia Minichini, Piero Murenu, Barbara Mascia, Anett + 5 speleologi ungheresi amici di Anett.

Mercoledì 17 la nostra socia/ospite Anett arriva in sede con i suoi amici speleologi ungheresi di cui già ci aveva parlato. Diversamente da lei che è in Sardegna per motivi di studio, loro staranno solo una decina di giorni e quindi abbiamo solo una occasione per portarli a visitare qualche grotta Sarda. Con molto piacere prendo l’impegno di accompagnarli e con il Responsabile Speleo, Lucio, facciamo alcune ipotesi di quale potrebbe essere la scelta migliore. Non ci mettiamo molto tempo a concordare che optare per la mitica “Donini” ci garantirà senz’altro una bella figura.
Ed inoltre è una grotta che non mi stancherò mai di visitare.
Giovedì 18 ci vediamo ancora in sede per meglio pianificare l’uscita e per prendere il materiale occorrente dal magazzino che viene gentilmente aperto in via straordinaria da Ricardo e Valentina.
Sabato 20 è il grande giorno. La sveglia suona alle 4:30 ma non è difficile alzarsi quando devi fare qualcosa che ti piace. Il “furgone” è già carico dalla sera prima e non devo fare altro che vestirmi e partire.
Alle 5:15 passo a prendere Piero e dopo un caffè al bar, ci mettiamo in viaggio.
Raggiungiamo il resto della comitiva a Sedda Arbaccas alle 8:30. Loro sono potuti partire dalla sera prima e (beati loro) si sono potuti godere una magica nottata in supramonte.
Con grande piacere li trovo tutti svegli, colazionati e pronti a mettersi addosso mute in neoprene ed attrezzatura speleo per affrontare il buio della grotta e le fredde acque del fiume carsico.
Nonostante l’aria fresca del mattino, soffriamo nel preparare i sacchi con le mute addosso. Potevamo vestirci appena prima di entrare nella grotta, come infatti scelgono di fare Barbara e Sadia, ma volevo essere sicuro che le mute in neoprene che avevo portato fossero, se non della taglia giusta, almeno “indossabili” dai nostri ospiti.
Da Sedda Arbaccas basta una decina di minuti per arrivare all’ingresso della magica grotta.
Ci vuole invece molto più tempo per discendere i due pozzi iniziali; ma, come prevedevo, gli amici di Anett sono in gamba come lei e procediamo spediti senza esitazioni da parte di nessuno.
Finalmente anche io mi calo nel secondo pozzo e raggiungo gli altri che stanno già sguazzando entusiasti nelle prime vasche stalagmitiche della grotta.
Siamo alla prima discesa interna. Metto la corda e ci caliamo nel primo lago. Non si tocca il fondo, questo lascia intendere che il livello è buono e ci sarà da divertirsi. L’acqua, come sempre, è particolarmente fredda e mentre io e Piero recuperiamo la corda, mando avanti gli altri affinché comincino a nuotare e non disperdano il calore accumulato nell’ingresso.
Questo è sicuramente il periodo migliore per visitare la Donini. Le piene invernali sono passate, le pareti sono pulite e lucide e l’acqua raggiunge i suoi maggiori livelli di trasparenza.
Anett è entusiasta e mi conferma che anche i suoi amici lo sono.
A questo punto sono convinto che portarli qui sia stata la scelta migliore.
Arriviamo nella zona asciutta prima del secondo salto e per non complicarci la vita decido di scendere a sinistra invece di passare al centro dove bisogna, con non poca difficoltà, superare una marmitta vuota evitando di finirci dentro (cosa che invece solitamente accade).
Comincia la parte migliore. Come bambini in un parco giochi saltiamo e ci tuffiamo da una marmitta all’altra.
Il freddo non è più un problema; solo gli impianti ad acetilene smettono di funzionare al meglio a causa delle ripetute immersioni in acqua.
Procediamo senza fretta e ci prendiamo anche il tempo per accogliere l’invito che ci rivolgono gli ungheresi. Come è loro tradizione fare, restiamo per qualche minuto in silenzio ad ascoltare al buio, il suono dell’acqua che scorre. In realtà ci colgono impreparati, infatti solo con grossa difficoltà riusciamo a stare tutti zitti contemporaneamente. Però è una esperienza interessante che raramente ci capita di fare e che forse dovremmo riscoprire.
Arriviamo ad un’altra discenderia. Anche qui le opzioni sono due. A sinistra si scende in corda direttamente nell’acqua, mentre dritti si va giù in libera per un tratto per poi calarsi sfruttando un cordino fisso.
Il passaggio in libera non è facilissimo per cui anche qui scelgo la discesa a sinistra, in corda doppia, dritta in acqua.
La grotta si fa ampia, ora si deve camminare sul letto del fiume tra un sasso e l’altro.
Ma prima è il momento di mangiare qualcosa, non che si abbia fame, ma i riti vanno rispettati.
Ci rimettiamo in marcia e dopo qualche altro toboga, entriamo nella parte finale, ed a conferma di ciò un coro di squittii cattura la nostra attenzione. Con la torcia elettrica illumino verso l’alto ed una colonia di chirotteri si agita e svolazza nel buio evidentemente disturbata dalla nostra presenza.
Stiamo per uscire, ed infatti in alto cominciamo a vedere le pareti della grotta illuminate dal chiarore della luce del sole. Ci tuffiamo nell’ultimo lago prima della marmitta finale, lasciandoci a destra la corda per risalire verso l’uscita fossile. So che risalire da Su Schinale e’ S’Arreiga sarà pesante, però è un sacrificio che vale la pena fare per ammirare il panorama che si presenta quando si decide di uscire dalla cascata.
Andiamo ancora avanti e lo spettacolo che ci attende è veramente mozzafiato!
Ora la luce e più forte e colora l’acqua di blu e di verde smeraldo. Sembra di trovarsi al mare, tra le rocce di qualche località del Golfo di Orosei.
Delle numerose volte che ho visitato questa grotta, solo una volta sono uscito dalla cascata, ma era fine dicembre ed era quasi buio; immaginavo che spettacolo sarebbe stato farlo in un assolato pomeriggio di primavera, ma non pensavo che raggiungesse un simile livello di bellezza.
Restiamo un attimo ad ammirare dall’alto la trasparenza dell’acqua dell’ultima marmitta ed infine, uno dopo l’altro, facciamo l’ultimo tuffo della giornata, prima di affrontare la discesa da 50 metri.
E’ il momento di utilizzare tutte e due le corde.
Le filiamo in due sacchi separatamente e le fisso in modo da creare due vie. In questo modo possiamo scendere due alla volta.
Barbara e Sadia scendono per prime sfilando la corda dal sacco che si portano appeso al baricentrico.
Io scendo per ultimo.
Smonto l’armo fisso e sistemo le corde in modo da poterle recuperare dalla base della cascata.
Do l’arrivederci alla grotta e mi sporgo nel vuoto assaporando il calore del sole sulla schiena.
Scendo lentamente facendo attenzione a tenere le corde parallele tra loro mentre scorrono dentro il mio discensore a otto.
La manovra non mi impedisce di godermi il panorama che spazia intorno.
Arrivo alla base e con Piero tiriamo giù le corde che, con molta fatica, vengono via senza impigliarsi. Tutto è cominciato bene e tutto è finito bene!
Il divertimento è finito; un’altro spuntino e, raccolta l’attrezzatura, ci avviamo verso il punto in cui, superata Codula Orbisi, risaliamo Su Schinale, verso le auto e verso la fine di questa bellissima giornata.

Categoria: Attività, Speleologia

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