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NUOVE SCOPERTE DAL MONTE AUNEI

Grotta IMENE, Monte Aunei – Loc. Genna Silana  – Urzulei
Uscita organizzata da Lucio Mereu
Partecipanti: Lucio, Riele, Tore, Guido e IO, Betty

Orario d’ingresso 9.00 o’clock! del 25/09/2010
Usciti ore 6.30 all’alba del 26/09/2010
Quasi 22 ore DENTRO!

Mercoledì scorso in sede, per incentivarmi a frugare all’interno di grotte più tecniche “qualcuno”, Guido, mi inserisce nella scheda d’uscita preparata da Lucio. Brrrrrrrrrr i brividi…Entro o non entro? La verità è che non mi sento pronta e preparata tecnicamente per questa grotta, che, per sentito raccontare, è per coloro che hanno un certo allenamento e un po’ (TANTA) esperienza in campo speleologico. Chiedo un po’ a Guido che l’ha fatta qualche settimana fa e mi consiglia di provare. Poi intervisto  Lucio al quale faccio una domanda molto schietta chiedendo una risposta altrettanto tale: “secondo te è adatta a me in questo momento?” Lui molto serenamente mi mette al corrente del fatto che non è certo una passeggiata e soprattutto mi dice che se non rischio e non inizio a fare grotte un pochino più tecniche non saprò mai se sono preparata!
E allora vaiiiiiiiiiiiiiii ENTRO!Certo i pensieri e le preoccupazioni non mi hanno abbandonato fino a sabato.
Sabato si parte prestissimo e dopo aver parcheggiato quasi in mezzo alla strada alle 9.00 si inizia il rito di “profanazione” del buco: un braccio in avanti e uno indietro, spinta a mo’ di bruco ai primi passi con spinta dal fondo con i  piedi. Che ingresso ragazzi!
Prima cosa un Buongiorno a madre terra che mi ha appena racchiuso fra le sue membra e poi via verso questo brivido che si sta concretizzando…sono dentro l’Imene.
Iniziamo con dei saltini disarrampicabili molto carucci, alcuni pressoché aerei, e tra me e Carla Fracci poca differenza nelle spaccate.
Arriviamo alla bellissima diaclasi: scendiamo in libera, ma mi sento cosi appiccicata alla roccia, manco gli avessi chiesto un abbraccio cuore e cuore!! Raschia di qua e non ti puoi girare di là finalmente si arriva a un ambiente “leggermente” più ampio: fiara ora!!
Poi qualche passaggetto ostile e stretto, ma cosi simpatico, mi ricorda che sono dentro una grotta e non in via Garibaldi a passeggiare.
Cavolino mi sento davvero dentro un ventre, o forse è solo la suggestione del nome?
Ma…si prosegue…gli ambienti? Fantastico tutto, mi sento come una bimba che vede le “cose” per la prima volta e chiede tutto e di tutto il perché e il tutto non mi fa paura anziiiiii voglio andare avanti e vedere dove si arriva.
Arriviamo alle pareti altissime…si va verso gli inferi sempre più in basso. Discese in corda con frazionamenti vari; ma come è possibile arrivare all’armo con la longe cercando di camminare nell’aria?? Ufffff non ci arrivoooo!!!! Ma una volta arrivata urlo “ma questo anello mi regge o no? È un PO’ troppo ossidato” aiutooo ce ne sono diversi da cambiare cosa dite?
Nel calarmi mi fermo più volte incantata dall’effetto luci-ombre che si creano nelle pareti…pazzesco… l’ambiente è spettacolare e a volte la calata finisce dentro delle pozze d’acqua limpida e se Lucio non mi avesse urlato “attenta a non sporcare l’acqua” non me ne sarei proprio accorta.
Eccoci al primo sifoncino, ops, budello dove devo avanzare come un verme, striscio in mezzo alla sabbietta e l’unico pensiero è “se piove e questo si allaga siamo fottuti” ma poi esco e mi sento cosi soddisfatta.
Inizia un film incredibile del luogo…alcune colate bianche nell’alto dell’oscurità rendono incantevole la profondità di questa grotta e poi il percorso fino ad arrivare al grande sifone; è cosi affascinante: tante palle di forme strane, alcune che si sono unite fra di loro come fossimo in un campo di chimica, altre hanno formato dei manubri, altre ancora dei cazzilli super-goliardici. E poi si arriva al laghetto ovvero al sifone: avete presente l’acqua marina (la pietra)? Ecco quello è il suo colore!! Incredibile si vede anche se non illumini a giorno, …uno specchio …. bellissimo; non la tocco per non rompere l’incantesimo! 
Bene sono le 13.00 e ora tocca allo stomaco esser rifocillato per una carica energetica. Apparecchio il grande masso e, al centro, piazzo un “souvenir” maschile super dotato e mangiamo raccontandoci impressioni e progetti del da farsi.
Proseguiamo ora verso la parte esplorata da Lucio e company qualche settimana fa e qua inizia un percorso che, se per ora si andava solo verso il basso, ora si torna verso l’alto, ma non certo verso l’esterno ma si  ravana   un po’ tra varie zone molto franose che mi hanno preoccupato alquanto. Infatti non mi sento più sicura…si cammina in mezzo al caos di massi e pareti che spesso sembrano delle lame pronte a trafiggerci…cerco di tenermi a qualcosa che sembra stabile ma mi rendo conto che tutto è coperto da strattoni di fango che ormai si sono concrezionati  e hanno creato questo ambiente che sembra un’intera vallata incasinata e coperta di tanto cioccolato con praline sopra.
Eh si, il lento stillicidio dell’acqua dall’alto ha sagomato un po’ alla Van Gogh le rocce coperte dal fango e sopra queste “pennellate” si sono depositate delle pietroline.
Qui l’avanzamento è un pochino più lento perché Lucio con Guido, e me, solo per una parte, ha iniziato a rilevare la parte nuova della grotta; mentre Riele e Tore hanno iniziato ad armare i pozzi da risalire tra una frana e l’altra.
E’ una soddisfazione passare in questo ambiente vergine dove nessun altro è già passato, mi batte il cuore fortissimo, un po’ per l’adrenalina a mille e un po’ per i dubbi … ma dove vogliamo arrivare??
Arriviamo al punto X dove c’è un buchino stretto stretto, unico passaggio per il proseguimento,  e Riele con un po’ di impegno e FATICA riesce ad “allisciare” per renderlo più confortevole al nostro passaggio e viaaa ci si incastra ad uno ad uno per trovarci senza parole in una sala grandissima, la più grande e immensa di questa grotta. Si presenta con paretoni altissimi e, in mezzo caos di massi adagiati in modo cosi ordinato, quasi a gradoni, e qua, immerse nel fango, piccole pozze d’acqua limpide dove trovo delle pisoliti di dimensioni incredibilmente piccole: fantastiche. Sembrano finte!!
Facciamo il punto della situazione: si potrebbe proseguire ma guardiamo l’ora e si sono fate le 21.30 è tardino e si decide per il rientro in considerazione del fatto che si doveva sistemare al meglio una calata, per il momento armata su delle concrezioni a organo, bellissime, che si è evitato di trapanare.
Si impegna un po’ di tempo per la discesa, valutando le cose da fare in una prossima visita e delle eventuali corde da portarsi dietro; si inizia poi il percorso del rientro.
Cacchio quanto siamo saliti rispetto al sifone!!! Avevo l’ impressione di aver sbagliato “strada”.
Arrivati al sifone azzurrino facciamo un’altra pausa-cibo per poi rimetterci in moto quasi subito vista l’ora.
In risalita è tutto un altro pensiero e forse l’entusiasmo è andato un po’ a sfinimento, forse anche per la mia stanchezza. Dal canticchiare mattutino è iniziato il mutismo, e la voglia di uscire è cresciuta vertiginosamente. La grotta al contrario, in senso di percorso, è davvero diversa: abbiamo fatto un saliscendi impressionante.
La parte finale (solo qualche ora!) di RISALITA è stata piena di perché e per come, ma sono passata di qua, e come ho fatto a infilarmi di là!!! Frastimi e parolacce a uffa. Risalite in corda con frazionamenti vari, cavolo non finivano mai. Menomale che ogni tanto, alle pause prima del “libera”, ci usciva qualche pisolino di qualche minuto. Comunque a parte le risalite e i primi passaggi tra cunicoli, buchi strani e il mitico budello a testa in giù, in confronto sono stati una risatina continua, accompagnata da mille domande silenziose di come fosse il passaggio fatto qualche ora prima, ma , poi, arrivati alla diaclasi ho iniziato a fare il rosario al contrario. Azzzzzz ma cos’è una penitenza?? Ho strisciato sbattendo ginocchia e gomiti sentendomi non più abbracciata da madre terra, come all’andata, ma sfidata da massi che sembrava volessero aspirarmi in mezzo alla loro materia!!
Arrivata poi su, mi aspettava Lucio, che vedendomi cosi infrascata mi dice: “ormai siamo alla fine”, e io: “VOGLIO USCIRE!”
Ma ancora non è finita…c’è tutto il passaggio dei sacchi tra diaclasi e risalitine dove creiamo una catena di montaggio che ormai mostra segnali di batterie scariche: tra un sacco e l’atro riuscivo a dormire in piedi con il rischio di cadere giù come niente!!
Finalmente l’uscita: la cosa più bella è trovarmi di fronte a quel venticello che sa di LIBERTA’…sento il profumo del rosmarino, infilo il mio corpo stanco e ritrito, e come riesco a togliere fuori la testa respiro profondamente; all’orizzonte i colori dell’alba, e nell’aiutarmi a uscire mi sono sentita PARTORIRE; mi sono messa in piedi e ho ringraziato con un bacio sulla roccia madre terra per avermi espulso dal suo ventre.

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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