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Grotta del Campanaccio 2006

ATTIVITA’: Speleologia
DATA: 17/12/2006
COMUNE: Santadi
LOCALITA’: Monte Meana
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Il Campanaccio
ORGANIZZATORE   DELL’USCITA: Carlo Taccori
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Carlo, Giancarlo, Gabriela, Gavino, Ovidio, Fabio, Roberta, Alessandro G. tutti GSAGS e Massimo e Piero SCS

Cari amici Spanotti, lo sò che sono in ritardo di un mese per questa relazione, però dovete sapere che io non sono amante della scrittura e tantomeno della lettura di qualunque genere, specie dei temi, relazioni, commenti ecc. Ora che mi sto cimentando a scrivere, e sono ancora con le idee confuse, cosa racconterò di questa esperienza, esattamente la seconda grotta, dopo la fine del corso speleo, che mi ha reso partecipe in prima persona, e che in me ha lasciato un bel ricordo rispetto alle altre grotte che ho visitato e visionato: gli aspetti, le caratteristiche, l’età, le forme, la praticabilità.  Soprattutto sto pensando che oltre a questa relazione, ne dovrei fare anche un’altra a breve termine, sulla speleo urbana, adesso incomincio questa, poi per l’altra si vedrà…
Appuntamento 08.30 all’ex K2 di Assemini, sono arrivato dieci minuti in ritardo con la mia vecchiotta Fiat Uno 3 porte, 60 S grigio Glasgow, del maggio del 1991, ho parcheggiato davanti al Super Pan, e mi pare di ricordare che era anche aperto, e si, era la settimana prima di Natale! Nel frattempo abbiamo aspettato le persone che mancavano. Intorno alle 09.00 circa, eravamo pronti a partire; (in tutto il nostro gruppo, eravamo orientativamente, una decina di persone). Io, Alessandro, Ovidio, Gabriella e il proprietario del bel Fuoristrada verde a 9 posti che ci ha ospitato, purtroppo, non mi ricordo come si chiama (per intenderci, un ex presidente del nostro gruppo speleo). Ci avviamo nella strada e cosi incomincia il tragitto verso Santadi. Arriviamo al rifugio del gruppo speleo Santadese, che era esattamente nelle vicinanze dell’ingresso della grotta. Salutiamo il gruppo intorno alle 09.50 e poco dopo ci avviciniamo con le macchine al punto di entrata. Ci cambiamo, io come al solito per la mia lentezza, sono quasi sempre l’ultimo ad essere pronto, e gli altri che mi sollecitavano a muovermi, perché praticamente eravamo ospiti, e non era corretto fare aspettare l’altro gruppo che ci attendeva, per aprirci la porta d’ingresso alla grotta, in ferro. Entriamo dentro, c’era una sequenza di scalini e subito dopo delle piccole facili discenderie. Dopo di che si incominciano a vedere le prime concrezioni, (stalattiti, stalagmiti, ecc.), andando avanti, se ne vedono sempre di più, quasi in tutti i punti dell’ambiente che ci circonda e soprattutto di svariate specie; praticamente credo che sia  una delle grotte più antiche della zona del Sulcis. L’impatto è veramente toccante ed entusiasmante, per me, fino adesso è la grotta più bella che ho visto! Nel suo piccolo è veramente un bel gioiellino… Anche Gabriella penso che sia rimasta affascinata dalla sua bellezza, è stata l’ultima persona ad uscire, perché stava continuamente scattando fotografie con la sua reflex. Ho visto alcuni rami della grotta e devo dire che non sapevo dove guardare prima, quasi ogni suo punto era una meraviglia, insomma uno splendore. La praticabilità di questa grotta è facile; in alcuni punti bisognava stare attenti a non fare danni! C’era Carlo che mi diceva: “stai giù, stai giù, striscia, non ti sollevare se no fai dei grossi danni”! Avrei voluto anche vedere gli altri rami della grotta, ma i loro custodi hanno deciso in concordanza con i nostri Spanotti che bastavano quelli che abbiamo già visitato; allora ci siamo avviati verso l’uscita. Mi sembra di ricordare se non mi sbaglio, che non siamo ripassati dallo stesso punto, ma abbiamo fatto il giro e poi ci siamo ricollegati con la parte iniziale della grotta, verso la  sequenza di scalini che riportavano all’uscita. Usciti dalla grotta, siamo andati a cambiarci, Gabriella nel mentre ci stavamo cambiando, mi diceva: “girati dall’altra parte, non guardarmi mentre mi cambio”! Il proprietario della macchina scherzosamente faceva la linguaccia alla Fantozzi e cosi si rideva… Appena pronti siamo ritornati con le macchine al rifugio Santadese, e li ci aspettava uno di quei pranzi appetitosi e sostanziosi da una miriade di pietanze, sia da parte nostra e da parte loro che hanno anche cucinato, c’era tanta di quella roba da mangiare, sinceramente da scoppiare per riuscire ad assaggiare tutto; anche le bevande non scherzavano, si difendevano bene c’era un po’di tutto. Alla fine eravamo veramente pieni nel vero senso della parola. Ultime chiacchierate finali prima di andare via, e da un recinto vicino, spunta un signore anziano che abitava li, con in mano un bottiglione di vino, dialogava anche lui e ci ha voluto salutare, facendoci assaggiare il suo buon vino bianco. Salutiamo tutti e andiamo via. L’autista decide di passare da un’altra strada, esattamente quella sterrata del bosco di San Pantaleo. Al rientro eravamo in 6; c’era anche Carlo che si è seduto comodamente dietro, dove erano alloggiati i bagagli, e si accingeva a schiacciare un bel pisolino. Ad un certo punto, mentre entriamo nella strada bianca, Carlo esclama: “ma una strada migliore non si poteva prendere”! E noi lo abbiamo rassicurato: “stai tranquillo, adesso di questa strada, ne abbiamo per una quarantina di chilometri, fino al bivio della zona industriale per Assemini”! Per quasi tutto il tragitto di questa strada, si è sentito un certo silenzio, evidentemente la digestione di entrambi, aveva bisogno di un certo rilassamento… dopo un pranzo cosi… Arrivati ad Assemini, ultime chiacchere finali, dopo di che, piragotta, piragrua, ognuno a domu sua…
Ciao Spanotti a presto… naturalmente su questi schermi ok?

Categoria: Attività, Speleologia

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