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Lovettecannas: il sogno va sempre più giù

Nei giorni tra sabato 15 e domenica 16 settembre, è stata compiuta una battuta esplorativa nelle zone più profonde della grotta di Lovettecannas situate nell’enorme salone “Marco Mattu”e,

più precisamente, nella sua parte più estrema denominata “Fossa Delle Marianne“, situata a quota -515 m.

Trattasi di un’esplorazione intergruppi che, con Silvia e Gianluca, avevamo concordato già da alcune settimane.

Visti gli ultimi risultati, poco gratificanti, delle difficili ed estenuanti esplorazioni nell’immensa frana del fiume, si è deciso, almeno per il momento, di accantonare per un po’ quelle zone.

Si è stabilito, quindi, di orientare le ricerche di una prosecuzione della grotta, nuovamente nella grandissima sala finale che, nonostante le nuove scoperte, risulta essere ancora oggi, solo parzialmente esplorata.

Durante la perlustrazione lungo la parete destra del salone, caratterizzata da enormi blocchi instabili collassati dalle pareti, sono state individuate delle zone molto ampie e totalmente sconosciute, denominate “Gli Squilibri”, che abbrevieranno notevolmente il tempo occorrente per arrivare nelle parti finali e, al contempo, contribuiranno ad aumentare di molto la già grande larghezza del salone stesso.

In fondo della sala poi, nel corso di una ricerca sistematica appena sopra la “Fossa Delle Marianne”, in una zona molto bella, caratterizzata da immense colate e ricca di speleotemi, è stato individuato un piccolo passaggeto. Non era largo più di mezzo metro, alto solo pochi centimetri e seminascosto dalle concrezioni, ma ci ha permesso di accedere, letteralmente, ad un mondo da favola. Un vero paradiso per speleologi.

Non potevamo credere ai nostri occhi! Dopo aver strisciato per qualche metro ci siamo ritrovati in grandi ambienti dove i nostri elettrici non riuscivano a penetrare il buio.

In compenso, tutto intorno a noi, stalattiti, stalagmiti, grandi eccentriche e un’infinità di cannule lunghe diversi metri che oscillavano al nostro solo passaggio.

Ci siamo letteralmente fiondati avanti, dimenticando persino i fondamentali della speleologia esplorativa, come segnalare il percorso anche nei punti più ovvi. Di fatto, abbiamo poi trovato notevoli difficoltà a ritrovare il piccolo passaggio che ci aveva condotto in quegli ambienti.

Solo Riele, in seguito, molto saggiamente, ha avuto la pazienza e la perseveranza di nastrare il percorso.

Nel progredire, si sono susseguiti almeno tre grandissimi ambienti, tutti in forte pendenza e sempre notevolmente concrezionati.

Nel secondo di questi, quando stavamo avendo qualche difficoltà nel trovare la via di prosecuzione, una delle ragazze (benedetta la quota rosa!), ha sentito un rumore d’acqua provenire da un buco nella parte finale della stanza. L’euforia è nuovamente salita alle stelle e, di fatto, al termine di una breve disarrampicata . . . di nuovo “il buio”.

Quella nuova sala era, a dire il vero, un po’ meno concrezionata delle altre ma, in compenso, faceva bella mostra di un veloce fiumiciattolo che scorreva su un fondo di sabbia bianchissima.

Questo, dopo una breve galleria, sembra perdersi tra un fronte di roccia e il suo stesso fondo sabbioso ma, pensiamo che anche questo ostacolo potrebbe essere superato.

Su questo fiume, piuttosto misterioso, si stanno facendo moltissime ipotesi che dovranno essere tutte verificate e valutate nelle prossime esplorazioni.

Innanzi tutto, ha una portata notevolmente inferiore rispetto al fiume principale di Lovettecannas, che scorre poco prima del salone “Marco Mattu”. Potrebbe essere una sua diramazione che scorre ad un livello notevolmente più basso lungo il salone stesso, oppure un affluente dall’esterno che si immette dentro Lovette, oppure. . . qualche altra ipotesi di cui è prematuro parlare.

Risalendo da questi nuovi grandi ambienti, osservando con più calma, ne abbiamo scoperti degl’altri, solo un po’ più piccoli ma che si sono rivelati per essere dei veri scrigni della natura, riccamente abbelliti da speleotemi davvero singolari. Bellissimi cristalli di calcite e cespi di aragonite ma, soprattutto, delle piccole vele trasparenti come ghiaccio, dalla caratteristica forma ad ala di farfalla (5÷10 cm.). In alcuni punti (“Butterfly Zone”), pareva infatti, che delle farfalle si fossero posate per davvero sulle numerose concrezioni.

Ora, per fare il punto della situazione e renderci realmente conto della portata di tutto questo, bisognerà che si ritorni laggiù per effettuare i rilievi, anche per stabilire la reale profondità raggiunta dalla grotta che, ora, potrebbe aver raggiunto e superato i – 570 m.

Bisognerà, inoltre, esplorare meglio quegli ambienti che, ho l’impressione, ci regaleranno ancora delle grosse sorprese.

Penso proprio che le esplorazioni a Lovettecannas siano giunte ad una nuova fase che, spero, ripaghi le fatiche, i sacrifici e la passione degli speleologi che ci hanno lavorato, ma anche le aspettative di quelli, altrove impegnati, che seguono con entusiasmo e interesse le vicende esplorative di questa bellissima grotta.

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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