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Pitzu e Crobis sta andando in prescrizione…

Organizzatore escursione: Pierluigi Melis;
Data escursione: 15/11/2009
Tipo: Speleo, didattica;
Grotta: Pitz’e Crobis (39°19’,602 N – 8°34’,525 E – n. 0645 Catasto delle Grotte);
Località  e comune: Corongiu de Mari, Iglesias;

Ceeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Ancora Lei. L’avrò visitata un milione di volte, ma è bellissima e, allo stesso tempo, una buona palestra per tutti: per chi deve armare e per chi deve fare esperienza nell’uso degli attrezzi.

E’ piccolina, corta, ma come direbbe qualcuno: “tottu succi!”.

Infatti, dopo il pozzo d’ingresso quando si arriva alla fine della discenderia, il panorama che ci si apre davanti è spettacolare: dalla volta della grotta alla base (circa 50 mt), le pareti sono bianche di colate di calcite, una sull’altra, stalattiti anche di sei o sette metri che pendono dal soffitto, colonne di vario diametro e chi più ne ha, più ne metta.

Ahimè, anche questa domenica ci svegliamo presto. Appuntamento alle 8.30 al solito parcheggio dell’ex K2 ad Assemini.

La solita bella cricca di speleologi è pronta! Siamo sempre numerosi e questo fa piacere, anche se il compromesso da accettare è che saremo un po’ più lenti. E’ bello così!

Ci troviamo anche con Massimiliano, Daniela, Cristina e Renato che andranno a visitare “Torpado”.

Sono ansioso di scoprire cosa ci avrà preparato di buono Daniela!

Arrivati al campo di Cuccuru e Tiria, con Pierluigi facciamo un giro di perlustrazione, per individuare e conoscere il titolare del villaggio che avremo dovuto attraversare per arrivare alla grotta, in maniera tale da potergli “strappare” l’autorizzazione necessaria.

Giriamo e rigiriamo, chiamiamo e richiamiamo. Niente. Gli unici che ci hanno risposto sono stati un animale di specie canina chiamato “STOP” (un incrocio) e un maremmano che ha la stazza del cane del nonno di Heidi, che si presenta come cattivone, ma non crea altri problemi se non di carattere “acustico” (can che abbaia non morde…………………. forse, se hai culo!).

Guarda il caso, incontriamo il personaggio al nostro rientro alle macchine, fermo sulla strada bianca in attesa che l’ambulanza precipitatasi a sirene spiegate in soccorso a un mal capitato fantino (disarcionato malamente dal suo focoso destriero durante la passeggiatina) si levasse dalle balle.

Il pensiero principale degli altri amici galoppatori era: <Chi riporta il cavallo al maneggio?>. Pensiero sublime!

Comunque, dopo una luuuuuunga chiacchierata, il gentilissimo Sig. Grillo (questo è il suo cognome), non ha nessun problema, anzi ci dà anche il suo numero di telefono per le nostre “intrusioni” future, con la promessa che prima o poi l’avremo portato con noi, giù per le viscere della montagna.

Muy bien. Un attimo dopo l’attrezzatura è indosso e iniziamo la camminata di avvicinamento.

La strada da percorrere è la stessa che risaliamo per l’ingresso della grotta di Cuccuru e Tiria, si arriva alla fabbricato di Abbanoa, che preleva l’acqua dalla cavità sottostante, e si varca la soglia del cancello scorrevole che ci si prospetta davanti.
 
 
 

Dopo un centinaio di metri, all’incrocio di due strade bianche, si gira a sinistra e sempre dritti fino a inoltrarsi nella vegetazione (in parte bruciata da qualche bastardo), seguendo il sentiero che porta a un serbatoio d’acqua, fino a costeggiare la recinzione del terreno.

Di lì a poco, in mezzo alle piante, si trova la grata che, messa per protezione, chiude l’ingresso al pozzo.

La parte che ci serve aprire non è più fissata con bulloni, pertanto non dobbiamo far altro che farla scorrere sull’altra e…………………. et voilà, Pitzu e Crobis!

Facciamo la conta. Indovinate chi arma? Robertone Pilia e Andrea Loi. Che culo!

Siamo in quattordici, quindi decidiamo di attrezzare due vie.

Due rock con anelli come armo di testa per la prima (a sinistra spalle al pozzo), un fix con placchetta e una fettuccia sul telaio della grata per la seconda.

Le due vie sono simili nel primo tratto, infatti per ognuna il primo frazionamento si arma con un cordino che permette di lasciare il PLG a penzoloni sulla prima verticale di circa quattro metri.

Il secondo frazionamento si trova circa un metro sotto con rock, a sinistra per la prima, a destra per la seconda (che oggi non abbiamo armato).

Si arriva al terrazzino sottostante leggermente in pendenza e scivoloso.

Appena arrivati con i piedi per terra, i nostri due fortunati attrezzisti ci danno il “via libera”, quindi con Pierluigi ci mobilitiamo per organizzare la discesa del gruppo: io starò sul ciglio del secondo salto (di circa 15 mt) come BPF (badante dei piombi al frazionamento), lui starà all’ingresso come BPI (badante dei piombi all’ingresso).

Il terzo frazionamento si trova in alto, sulla parete di roccia davanti a chi guarda la calata e si arma con “coniglio” su rock con anelli a sinistra e “coniglio” su rock con anello e fettuccia su clessidra a destra (qua abbiamo armato un frazionamento normale anche se non era il massimo). E’ necessario lasciare un’ansa molto lunga, in maniera tale da permettere a chi scende di poter poggiare i piedi sul terrazzino e avvicinarsi all’armo (teniamo conto del fattore di caduta!).

Sulla via di destra va armato un distanziatore su fix a circa due metri in basso dal coniglio (l’abbiamo armato in fase di risalita).

Di spalle a chi guarda il salto, c’è un fix che ci permette di armare un anello di servizio perché l’istruttore possa montare una longe di sicurezza.

Iniziamo la discesa.

Arrivati alla base del salto, una discenderia in forte pendenza e scivolosa di circa dieci metri, ci fa capire che è necessario armare con cordino un frazionamento sul colonnone che ci si presenta in mezzo alla sala, per quanto riguarda la via di destra guardando la calata; l’altra passa dietro, frazionando sempre con cordino su una clessidra posta alla base della parete opposta. Anche in questo caso è necessario lasciare un’ansa molto lunga, sia per una via che per l’altra, in maniera da facilitare l’avvicinamento al frazionamento a mo di corrimano.

Roberto mi chiama:<Fabio…………………Fabio………………….Fabio………….…..>.

<Che c’è?>

<Posso iniziare a salire?>

<No Roberto. Stiamo ancora scendendo!>.

< Fabio…………………Fabio………………….Fabio………….…..>.

<Sto seguendo Daniela!>.

< Fabio…………………Fabio………………….Fabio………….…..>.

Ceeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh!

Il mio nome mi piace, non è neanche comunissimo, ma, in quel momento, avrei voluto cambiarlo.

Per armare la via che porta al colonnone abbiamo utilizzato una corda da 80 mt che arriva fino al sifone alla base della grotta.

Pertanto dal colonnone è stato armato un “corrimano” (da utilizzare con discensore per i meno esperti) fino a una stalagmite, posta sulla parete a sinistra in discesa,  inizio del terzo salto di circa
 
 

otto metri. Quindi fettuccia e frazionamento, secondo frazionamento su rock a circa due metri sotto e, portandosi sempre verso sinistra, cordino su stalagmite per il terzo frazionamento (quest’ultimi due armati in fase di risalita). La restante parte della corda ci permette di arrivare fino al sifone su una discenderia in forte pendenza su ciottoli di frana (pericolosità lieve).

Per l’altra via abbiamo usato due corde giuntate.

Dopo il frazionamento su clessidra, la nostra corda ci fa da corrimano fino al frazionamento passando per una stalagmite armata con cordino alla base di un gruppo di colonne. Ci si avvicina al frazionamento in arrampicata con longe.

Il frazionamento su stalagmite è stato armato con una parrucca di corda, in quanto non avevamo più né cordini, né fettucce; poco sotto, scendendo sulla destra, frazionamento su rock e, sempre andando verso destra, altro frazionamento su rock (da sostituire correndo).

Qua, in fase di risalita, è necessario tener conto del fatto che, passando il frazionamento, ci potrebbe scappare un piccolo pendolo, in quanto la verticale della corda ci porta a sinistra per almeno un metro.

Da quest’ultimo frazionamento, il salto è di circa tre metri.

Finalmente siamo tutti giù, vicino alla pozza d’acqua. Ci rifocilliamo, ci riposiamo, chiacchieriamo un po’, ci guardiamo attorno, dopo di che iniziamo la risalita.

Il sottoscritto sale fino a uscire per fare da BPU (badante dei piombi all’uscita), Pierluigi alla base del terrazzino come BPF (badante dei piombi al frazionamento), Andrea Loi alla base del pozzo come CPR (controllo piombi in risalita) e……………………. facciamo la conta! Indovinate un po’ chi disarma: Gigi Buttu e Robertone Pilia. Che culo! I frastimi di Gigi hanno riecheggiato per ore all’interno della grotta.

…….E poi c’era Maria Rita…………

Ceeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Era così lenta in risalita che Pitzu e Crobis stava andando in prescrizione!

(In quanto a “battute” Cristiano si sta ambientando bene………)
 

Al di là degli scherzi, delle finte prese per i fondelli e delle battute che comunque fanno da cornice ogni volta che ci troviamo insieme, ciò che si definisce in maniera importante in ogni nostra uscita è che le cavità da visitare vengono affrontate ogni volta con il rispetto e il timore dovuto, in maniera sempre tecnica e, soprattutto, con un occhio particolare alla sicurezza e all’incolumità di tutti i partecipanti.

Posso ritenermi molto soddisfatto di come ci siamo comportati.

I miei complimenti ai neo speleologi dello Spano, in particolar modo a Danielinasapivellaeandrea, che, nonostante la strizza tremenda, ha fatto tutto correttamente (e anche così lentamente che in confronto mia nonna a 90 anni suonati sembrerebbe una centometrista) senza doverle dare suggerimenti o correggerla in alcun passaggio.

Una tirata d’orecchio agli attrezzisti, perché avrebbero potuto fare di più. Questo non è un rimprovero, ma un voler invogliare a fare sempre meglio.

Categoria: Attività, Primo Piano, Relazioni, Speleologia

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