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Medros 2006
ATTIVITA’: SPELEOLOGIA
DATA: 5 MARZO 2006
COMUNE: DOMUSNOVAS
LOCALITA’: S. GIOVANNI – chiesetta di S. Giovanni
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: POZZO MEDROS
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Pier Luigi Melis
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Pier Luigi Melis, Carlo Taccori, Sadia Minichini, Barbara Mascia, Paolo Profeta, Carlo Sidore, Marco Marzupini.
Special guest stars: Ricardo Denaci, Ermanno Pusceddu e Claudio Cerusico.
Tutti del G.S.A.G.S.
Il fine ultimo della escursione era visitare una parte della voragine di cui ancora ignoravo l’esistenza.
Ad attenderci all’arrivo alla chiesetta di S. Giovanni abbiamo trovato un cielo plumbeo ed un vento in continuo aumento che mi ha fatto subito perdere le speranze di una bella grigliata all’aria aperta alla fine dell’escursione.
Ci prepariamo ad armare due vie. Io quella centrale e Carlo quella a destra (guardando il pozzo). Armo doppio con orecchie di coniglio nei rock in bella mostra alla mia sinistra. Armo ancora doppio nei due rock sul bordo del pozzo e poi, dopo due frazionamenti, vado giù dritto fino al fondo della voragine. Arrivato giù, Carlo mi fa notare il passaggio per accedere ai pozzi che abbiamo intenzione di visitare. Guardando le corde, risulta a sinistra ed in basso.
Non riesco a ricordare se avessi mai notato questa apertura. Comunque mi affaccio e resto subito impressionato per la quantità di aria che la attraversa.
Né io né Carlo abbiamo una idea esatta di come si procederà. Abbiamo solo le informazioni di Ricardo, alquanto dettagliate, il quale aveva già avuto modo di visitare il “nuovo” ramo poco tempo fa. Mentre gli altri si apprestano a raggiungerci, prendo il resto della corda da 100 che ho usato per armare (e che Carlo Taccori ha già provveduto a frazionare ad un cordino stretto intorno ad una sporgenza rocciosa) e mi infilo nella apertura che risulta subito stretta ed abbastanza scomoda.
La strettoia è breve e sbuca in un pozzetto di circa 2,5 metri, facilmente percorribile in libera, ma il fondo inclinato mi consiglia di frazionare la corda e procedere con il discensore. Calatomi nel pozzetto, con un’altro cordino eseguo un ulteriore frazionamento ed andando un poco più avanti, sempre in sicura, mi sporgo verso un’altro pozzo che va giù per altri 5 metri circa. Vedo chiaramente che si tratta di un vicolo cieco, ma, notando un fix alla mia destra, decido di frazionare ancora ed andare giù. Scopro subito che il fix non serve per scendere fino alla base, ma serve per entrare in una grossa apertura laterale che rimane a circa 4 metri dal fondo. Arrivo comunque fino alla base e fatta una rapida perlustrazione mi attacco ai bloccanti e torno su, infilandomi, non molto agevolmente, nella apertura laterale, attraversata anch’essa da una grossa quantità di aria.
Si tratta di un collettore obliquo che, arrivando dall’alto, intercetta lateralmente il pozzetto di 5 metri e continua il suo percorso verso il basso, stringendosi fino a rendere quasi impossibile il passaggio. In corrispondenza dell’ingresso l’altezza è comunque buona e ci si sta quasi seduti.
Noto un altro rock sopra la mia testa e dopo averci frazionato, mi faccio raggiungere da Carlo Sidore e da Marco, che erano in attesa nel pozzetto da 2,5 metri e mi faccio portare la sacca speleo con la corda da 25, che unisco a quella da 100 ormai utilizzata completamente.
Mentre mi preparo per passare la strettoia in discesa, Sidore e Marco proseguono in direzione opposta e riferiranno poi della presenza di ulteriori pozzi.
Mi lascio scivolare verso il basso ma non riesco a passare al primo tentativo.
Bisogna tenersi a destra, altrimenti si corre il rischio di rimanere incastrati (naturalmente questo discorso non vale per quelli con qualche chilo in meno di me!)
Dopo non poche difficoltà passo e mi ritrovo con le gambe sospese in un altro pozzo del quale riesco a vedere il fondo solo con l’elettrico.
Mi metto in posizione comoda sull’imbrago, con la schiena verso il vuoto.
Il pozzo è piuttosto largo e prosegue sopra di me per altri 2 metri buoni. I miei compagni fermi ancora alla strettoia iniziale sentono la mia voce ed al buio riesco a vedere le loro luci filtrare attraverso le rocce sopra di me.
Nella parete alla mia destra vedo due rock, evidentemente per un’altro armo doppio prima di calarsi nel pozzo. Dietro di me ancora un’apertura con annesso pozzo. Questa grotta è piena di sorprese.
Eseguo un armo doppio sui rock e vado ancora giù, sperando che la corda basti.
Scendo per circa 18mt. e mi fermo in quello che sembrerebbe il fondo.
Ma invece è solo una sorta di cengia che si sviluppa intorno ad una profonda frattura che continua a sprofondare verso il basso.
Guardandoci dentro vedo un ulteriore terrazzo, ma valuto subito che la corda non mi basterebbe per arrivare fino a laggiù e comunque mi rendo conto che non è il caso di continuare da solo.
Così mi sposto dalla verticale, do il via libera e faccio scendere gli altri compagni.
Mi guardo intorno e vedo che nelle pareti sono presenti alcune concrezioni del tipo formatesi sott’acqua. Probabilmente in passato, tutto l’ambiente era allagato e la frattura altro non era che un sifone.
Dopo aver fatto gli onori di casa ai primi arrivati mi infilo in una apertura laterale e mi trovo davanti un ulteriore pozzetto che si sviluppa verso l’alto. Le pareti ed il fondo sono ricche di concrezioni uguali a quelle del pozzo principale. Tutto l’ambiente è completamente diverso. E’ molto umido e l’aria è fresca e pulita. Non riesco però a percepire nessun tipo di movimento d’aria.
Torno indietro quando ormai sono arrivati tutti gli altri e dopo una breve sosta a base di cioccolato ed arachidi, si ritorna indietro.
Cause di forza maggiore costringono Carlo a salire per primo e così tocca a me chiudere la comitiva e disarmare la via.
Le attese non sono molto lunghe e comunque sono sempre una buona occasione per guardarsi intorno e magari scoprire nuovi particolari sempre passati inosservati.
Faccio in tempo ad uscire definitivamente che ancora c’è luce, trovando ad aspettarmi e ad aiutarmi Carlo, Paolo ed un piccolo falò ottimo per scaldarmi le mani.
Si scende dalla montagna accompagnati da una leggera ma fastidiosa pioggia e dopo una sistemata all’attrezzatura mi cambio e raggiungo il resto della comitiva che nel frattempo si era sistemata in un capanno a poche decine di metri dalla chiesetta e già aveva dato il via a quel turbinio di cibo e di bevande che sempre chiude le nostre escursioni.
Per me è stata una vera e propria scoperta perché non immaginavo che in questo pozzo, che ho avuto modo di visitare parecchie volte, ci fossero degli ulteriori ambienti di così rilevante importanza.
Credo che delle ulteriori visite riservino ancora numerose sorprese.
Categoria: Attività, Speleologia