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Bob e il Pozzo Medros
Tutto inizia perchè durante il mio corso speleo ho saltato l’uscita causa punta d’ernia del disco, quindi mi frullava sempre l’idea di visitare la grotta che, pur piccola rappresenta un’ottima esperienza sia per i corsisti che per i più smaliziati (PLG docet…).
Pozzo “Medros”, un nome quanto meno azzeccato per l’assonanza visto che rappresenta lo spauracchio per chi come me, mal digerisce le altezze (e le strettoie, ma questa è un’altra storia…).
fSabato, palestra Sant’Elia:
Bob – “Direttoreee, domani potrò entrare in grotta?”
Kiarlo – “mmmmhh…vediamo, cmq noi partiamo alle 7,15 e ci vediamo al piazzale di san Giovanni alle 8, al limite porti sacchi…”
Ok, (è meglio di niente), ci vediamo li.
Domenica mattina passo a prendere Piero e Vale, colazione veloce ad Assemini e alle 8,05 spaccate siamo all’appuntamento dove troviamo il Senatore, Il Direttore e il Principe Bebo. Via alla preparazione dei sacchi con brevi convenevoli tipo quanti ca..o di fix abbiamo? Il tarpano trapanerà? La punta è appuntita? La chiave…ce l’ho con me! Nel frattempo ci raggiungono gli altri, ci cambiamo e iniziamo a sirbonare verso l’imboccatura del pozzo. Dieci minuti dopo ( ma potrebbero essere anche 5-6) inizio a chiedermi se per caso l’hanno spostata visto che la scorsa volta mi sembrava mooolto più vicina, forse perchè non avevo i due sacchi addosso e tantomeno vestivo l’attrezzatura speleo,comunque arriviamo all’imboccatura del pozzo che in effetti è come lo ricordavo: profondo e buio e molto profondo e molto… Ok, non siamo qui per pettinare le bambole (come dice Fabio quando è ora di muoversi), quindi vengo richiamato all’ordine dal Direttore:
Vuota i sacchi. Fatto!
Fai i corrimano. Fatto x 4 vie!
Fettucce? Pronte!
Cordini? Pure!
Ok, si va (loro vanno e io rimango sul bordo), Kiarlo, Riccardo, Pierlu e Piero armano quattro vie e spariscono nel buio a frazionare per velocizzare discesa e risalita dei corsisti, arriva Valebella e si chiacchiera con Bebo che rimarrà tutto il giorno sul bordo a dare assistenza, ma rispetto all’anno scorso gli è andata anche bene (vero Bebo?). Nel frattempo arrivano le squadre e inizia la discesa dei corsisti. Il direttore sta per portare giù due corsisti, si “slongia”, mi guarda e fa: disarmi tu e Valebella, entrate per ultimi, va bene??? tutum-tutum-tutum….tu..tum…….tum………tum………, mi sento che rispondo: non ci sono problemi. Azz…, disarmare in palestra a Sant’Elia potrebbe essere impegnativo, ma al “Medros” sarà sicuramente mooolto impegnativo…ma se me lo dice evidentemente ritiene che io sia in grado di farlo quindi, finiti i corsisti, tocca a noi.
Scelgo una via, longe, chiave, slonge, schiave e inizia la discesa.
Ora, la cosa che non smette mai di stupirmi è la lucidità che la mente riesce ad avere in certe situazioni: calma totale, respiro lungo, movimenti fluidi. Sento odore di grotta, vedo pareti levigate da millenni di erosione carsica e li, davanti a me, il primo frazionamento. Lo guardo: sembra essere uscito dal manuale di tecnica di grotta… , chiave, longe corta, via il discensore, via il rimando, chiave, slonge…slonge pesante, ok: moschettone personale su maniglia e tutto diventa semplice. Passati così i frazionamenti arrivo sul fondo dove trovo Vale, lasciamo gli attrezzi e partiamo per la nostra esplorazione personale, discenderia un pochino ripida in una bella condotta, terra umida alla base, strettoia: ok. Saletta, condotta e strettoia: ok. Saletta, cunicolo, discenderia insidiosa e strettoia a esse: non ci passo. Riprovo di testa ma il risultato non cambia: tappo completamente la strettoia e non riesco a ruotare su me stesso: sarà il femore lungo, sarà il girovita, ma non riesco a passare: peccato perchè mancano 10 mt di grotta. Aspetto che i gruppi inizino il rientro e li seguo alla base della risalita. Si scherza e alla fine ci ritroviamo in quattro: Valebella, Lucio, Marco Mat e io. Parte Vale e sale bene. Mi riscaldo, tocca a me, prendo una via e salgo: quanto è elastica la corda statica! Pedalo a vuoto, carico il croll e mi stacco dal fondo, di nuovo quella strana sensazione di percezione acuita (sarà la barretta al muesli che ho mangiato?), vedo la roccia e le sue striature di colore tutte diverse, vedo piume, vedo insetti che disturbati dalla mia frontale scappano a nascondersi, vedo il primo frazionamento, l’ho già conosciuto in discesa, ok: da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro…anello su fix, ecco, ci siamo, longe lunga su plg, mezzo giro alla ghiera sotto carico, passa il croll seguito dalla maniglia e mi metto in carico. Sfodero l’intonsa ma mitica beta n° 13 a crikketto (manco armassi e disarmassi per lavoro) e via a svitare il bullone che finirà nella mia tasca, plg all’imbrago, sciolgo il nodo e si riparte. Ripeto gli stessi movimenti per gli altri due frazionamenti: svita-sciogli-pedala, svita-sciogli-pedala. Vedo le stelle, sento la voce di Sadia che è rimasta ad assisterci all’imboccatura: tutto bene? Sono ancora “dissociato” da me stesso, raggiungo l’armo di testa, lo ringrazio con una carezza, longe sul “mio” corrimano, via gli attrezzi da risalita, la beta crikketta sui bulloni, snodo il coniglio e torno in me: sono felice! Si, tutto bene. Ho disarmato! Per la prima volta mi sono reso utile verso chi, per una passione fortissima, pratica questa splendida attività che richiede un alto tributo in termini di sacrificio in cambio del quale sa ripagarti con grandi emozioni come ha fatto con me. Arrivano Lucio e Marco, rifacciamo i sacchi e siamo pronti per la discesa verso il campo. Mi giro, guardo l’imboccatura del pozzo “amico” che solo dieci ore prima mi sembrava tanto ostile. Ciao “Medros”, continua ad essere benevolo con chi viene a salutarti.
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