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Di nuovo a Monte Aunei
Organizzatore escursione: Lucio Mereu;
Tipo: Speleo, documentazione fotografica, speleo-sub;
Grotta: M. Aunei (Imene);
Località e comune: Genna Silana, Urzulei;
Partecipanti all’escursione: M. Lucio, M. Riele, T. Carlo, T. Tore (C.A.I.)
Un by-pass a tutti i costi.
Lo scopo principale di questa escursione era soprattutto quello di trovare un by-pass al primo sifone, quello che di fatto ci limita le esplorazioni a questa grotta a soli tre mesi l’anno, ed eventualmente, valutare la possibilità di fare alcune risalite nella parte terminale, o esplorare un meandro già intravvisto e segnato a rilievo con un punto interrogativo.
Partiamo il venerdì sera alla volta di Urzulei, con una sosta “tecnica” nei suoi pressi, (ristorante pizzeria S. Angelo, di proprietà del pastore di Campos Bargios, sig. Mulas ) dove ci saremmo dovuti incontrare con Salvatore Cabras, del gruppo speleo di Urzulei per le ultime novità sulle esplorazioni sul Flumineddu, e col signor ……… , dell’Ente Foreste, che ci avrebbe fornito le necessarie autorizzazioni per il pernottamento in zona.
Grande pizza e delle deliziose seadas, ottimo cannonau, e poi, sperando di non incontrare carabinieri “armati” di etilometro, subito a nanna.
La mattina, belli riposati, ricca colazione e, alle 09:30, già godevamo dello stretto abbraccio della diaclasi iniziale di Imene. Un’ora e mezza dopo eravamo a pochi metri dal primo sifone dove abbiamo allestito un armo fisso (13 m. di corda, un anello su fix, il resto su naturale) che conduce ad una condotta che si trova ad un’altezza di 4 m. dal fondo del lago ancora in secca.
Dato che non eravamo attrezzati per una necessaria disostruzione, l’armo è stato attrezzato per essere utilizzato anche quando il sifone si fosse innescato e il lago in piena. Non è detto che tutta questa operazione porti sicuramente a ricavare un by-pass al sifone, ma penso che comunque il gioco valga la candela.
Successivamente, attraversato il sifone e raggiunta la vicinissima saletta delle cannule, anche qui ci siamo adoperati per più di un’ora e mezza alla ricerca del mitico by-pass. Abbiamo fatto una ricerca molto accurata tra le numerose condotte e condottine sempre piene di frana, nelle zone alte prospicienti la sala, ma con risultati poco incoraggianti riguardo ad una soluzione in tempi rapidi; sicuramente non per quel giorno. Abbiamo visto anche delle diaclasi molto strette ma agibili che portavano anche molte decine di metri più in alto, che comunque non sembravano dare soluzione al nostro problema; interessanti sì, ma per altre occasioni.
Decidiamo di raggiungere la parte finale della grotta per ricuperare una corda che ci servirà per scendere ed esplorare il meandro all’altezza del “punto 62”. Nel frattempo però, dato che questa si trovava nei pressi di un apporto d’acqua che scende dall’alto (“punto 71”), anche questo nel programma delle possibili risalite, vista ultimamente anche insieme a Carlo, decidiamo di sondarne le difficoltà. Sembrava una risalita piuttosto semplice, ma a ben guardare, la cosa era più impegnativa di quello che sembrava a prima vista; la roccia era completamente ricoperta da parecchi centimetri di fango compatto. La cosa si dimostrava molto più lunga e complessa del previsto, anche perché il punto che ci interessava raggiungere sembrava essere a più di 30 m. d’altezza. Decidiamo, viste le molte ore di grotta sulle spalle e la stanchezza che cominciava a farsi sentire, di recuperare la corda, più un altro paio di spezzoni, e ritornare al “punto 62”, più in alto sulla via del ritorno e provare la discesa del meandro di cui parlavamo prima; sicuramente, armare una discesa sarebbe stato molto più semplice e meno faticoso che fare una risalita in artificiale.
Quaranta minuti dopo siamo al “punto 62”. Piccola arrampicata in libera di alcuni metri e raggiungiamo il punto “62 b” che si affaccia nel buio del meandro. Puntiamo una luce e il fondo non sembra lontanissimo; non più di 25 m.
Corda da 29 m. e armo di testa su “naturale”; si inizia la discesa. Dopo un inizio strapiombante, la discesa assume un assetto poggiato con una’inclinazione di circa 70-80°; quello che alla luce sembrava il fondo era invece la parete fortemente inclinata. Ben presto la corda finisce e mi ritrovo a chiudere il tiro con un frazionamento su una clessidra. Mi metto in sicura e chiedo gli spezzoni rimasti che credevo superflui. Scende anche Tore portandomi il necessario e raggiungiamo finalmente il fondo. Ci son voluti quasi quaranta m. di corda.
La galleria sembrava molto grande e molto promettente e, in attesa che scendesse anche Riele, iniziammo a darci uno sguardo attorno.
Fatti alcuni metri … un’impronta. Un’impronta?! … ma che c ….! Non è mica la mia; lì non ci sono sicuramente ancora passato!
Escludendo subito gli Ufo e anche che altri siano scesi prima di noi, mi guardo meglio attorno e, maledizione, … cosa è quella? Sembra proprio la pozza d’acqua alla base della risalita che dovevamo fare al “punto 71”. Volevamo a tutti i costi un by-pass? Eccoci accontentati.
Ma come poteva essere successa una cosa simile senza che potessimo prevederla da un esame attento del rilievo? Ero confuso demoralizzato e anche un po’ incazzato, perché questo presupponeva, dai ricordi che avevo del rilievo, che questo fosse malamente sballato; già mi vedevo a spaccarmi il c … a rifarne nuovamente una bella fetta.
Fattomi comunque una ragione della realtà della cosa, decido di fermare la discesa di mio fratello e di apprestarci mestamente a risalire anche noi. Decidiamo anche di disarmare il tutto lasciando solo un anello di corda dell’attacco di testa. Una volta su, in ogni caso, la cosa non finì lì; la discussione sul perché e il percome, imperversò ancora per un bel pezzo. Non riuscendo a capacitarmi della cosa e non ricordando bene il rilievo, decido persino di ridiscendere per un bel pezzo la grotta per verificarne l’andamento. Non riuscendo comunque a cavare un ragno dal buco, ed essendo ormai tardissimo si decide di rientrare riguadagnando l’uscita.
Erano ormai le due di notte quando ritornammo finalmente all’aperto; 15 ore.
Viste le pessime condizioni del tempo scartiamo l’idea di riaccamparci per il resto della nottata e optare per un rientro immediato.
Lungo il tragitto del rientro, altre discussioni e speculazioni sui fatti della grotta, ma niente di concludente non avendo la possibilità di vedere il rilievo. Essendo comunque più rilassati e ottimisti, come spesso succede agli speleologi dopo una iniziale cocente delusione, facciamo di necessità virtù, e decidiamo che tutto sommato quel by-pass poteva farci risparmiare più di mezzora di grotta piuttosto accidentata. Restava sempre il casino del rilievo che probabilmente era “cannato” in qualche punto; chissà quale.
La prima cosa che feci a casa, dopo alcune ore di sonno, fu quella di srotolare i fogli del rilievo e verificare, carta alla mano, tutta la questione.
Con meraviglia e sollievo mi accorsi però che il rilievo non era poi così sballato come pensavo. La grotta faceva una grande curva, che non ricordavo, e che giustificava la posizione di quella condotta del punto 71 proprio nelle vicinanze del punto 62, ma molti metri più in basso e piuttosto spostata. Più spostata, ma non proprio sotto!! Ho pensato però che un fattore di errore dovuto alla grande quantità di punti acquisiti in fase di rilievo era tutto sommato giustificato; dopo tutto si trattava di circa 15 m. di metri.
Era bastato comunque questo spostamento per farmi pensare ad un ramo nuovo che passasse li vicino.
Poi però, pensandoci bene, e facendo due calcoli ( D = L . cos α ), visto che non si trattava di un pozzo ma bensì di una discesa fortemente inclinata di circa 70° per una distanza “L” di circa 40m. e per un dislivello effettivo di circa 24m. , ecco ottenuto lo spostamento laterale “D” di circa dodici metri in planimetria. Il rilievo è quasi esatto con uno scarto di pochi metri.
So di aver annoiato qualcuno con questi calcoli e calcoletti, ma per me, il pericolo corso di dover rifare parte del rilievo, me li fanno gustare come fossero acqua fresca, e perciò gli sciorino anche a voi; peggio per chi legge le mie lunghe e particolareggiate relazioni!
Comunque, a parte gli scherzi, le altre possibili risalite, dal punto 71, sino al sifone, non corrono il rischio di intercettare le parti alte della grotta perché i rami superiori e inferiori divergono in maniera netta. Per chi non ne ha avuto abbastanza di questa relazione, possiamo rivedere questo particolare in sede, mercoledì, col rilievo in mano.
Una delle parti comunque più interessanti, resta sempre il meandro sopra il sifone, di cui abbiamo esplorato solo una parte.
Per ora posso dire che quel by-pass non voluto, opportunamente riarmato, può essere davvero utilissimo per risparmiare un bel pezzetto di grotta piuttosto accidentato, specie se si hanno sacchi molto pesanti, vedi sacchi bombola ecc.
Volevamo per forza un bi-pass? Eccoci accontentati.
Non era quello che volevamo? ma che diamine, non si può sempre avere tutto dalla vita; e questo vale anche in speleologia.
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