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Rita è entrata alla Donini e non sa se esce viva
ATTIVITA’: Varie
DATA: 14/15-06-2008
COMUNE: Urzulei/Baunei
LOCALITA’: Monte Lopéne
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Grotta Donini, Baccu Padente, Codula Orbisi
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: GSAGS
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: molti… tutti GSAGS
Sono le 18.00 e sono da Paolo. Ci aspettiamo di assistere ad una super vittoria della nostra magnifica nazionale e poi partire alla volta di Baunei, ma invece la Romania, nonostante il pareggio, ci fa un bel buccio di c……. grande come una casa.
Fondamentalmente non ce po’ fregà de meno.
Rita arriva durante l’intervallo.
Alla fine della partita ci preoccupiamo di caricare l’auto. Gianluca è già di sotto. Andrea sta arrivando.
Salutiamo Lorella e alle 20.15 circa siamo in partenza.
D’accordo con Michela, Nicola, Massimo, Daniela, Riccardo e Stefano, ci fermiamo a Villaputzu per cena alla pizzeria “Il Castello” (pensavo non potesse esistere una pizzeria più “tanalla” di “Michelangelo” a Sestu, ma invece è proprio così!). Quasi, quasi ci converrebbe andare sempre lì (a parte che Stefano ha scroccato anche un mazzo di prezzemolo al cuoco).
Partiamo con il repertorio di “Elio e le Storie Tese” a palla (canzoni romantiche).
Arriviamo a Monte Lòpene a mezzanotte e mezzo trovando Roberto “ditone” che, avendo avuto la brillante idea di fare campo da solo, era già stuggiato all’interno del suo sacco a pelo e ronfava alla grande (non per molto). Robertone si è accodato a noi subito dopo.
Praticamente lanciamo le tende (ormai ci siamo tecnologizzati con le “quechua da lancio”) e, vista l’ora tarda, decidiamo di accendere il fuoco, di bere un goccetto e di cantare un po’. Sono ormai le due del mattino. Ci chiediamo se non sia l’ora di andare a letto.
Con Paolo ci preoccupiamo di accogliere Rita nella nostra tenda e, soprattutto, di quale posto assegnarle. Peggio (o meglio?) per lei: in mezzo!!
La giornata di sabato si apre con una pioggerellina fine ma rompiballe (T.G.)
<Sarà il pindaccio di Laura?> mi chiedo.
Siamo tenaci e coriacei e, alla facciaccia del tempo, formiamo gli equipaggi. Fabio, Paolo, Michela e Nicola nel Cherokee e Roberto “ditone” con Francesca “Paolina” nella Clio.
Alle dieci circa c’incontriamo con Alberto, Francesca, Irma, Valeria e una che non conosco che si spaccia per una delle Winx (dice di chiamarsi Silvia).
Siamo all’attacco del sentiero che ci porterà a Baccu Padente. Il tempo si è messo per il meglio. Ci prepariamo e via, in marcia.
Dopo circa un’oretta, siamo al primo salto (il primo di una serie di tre molto vicini l’uno all’altro, dell’altezza di circa 35 mt ciascuno). L’armo consiste in una parrucca di corde legate attorno ad un perdigone che sembra si mantenga grazie ad un abbondante strato di ccccolla vvvvinilica, il tutto rimandato, con un altro cordino, ad un ginepro distante circa un metro dietro di esso. Sulla parete sotto di noi individuiamo una placchetta che decidiamo di adottare come armo principale. Quindi Alberto e Paolo si prodigano per sciogliere una delle corde che attanagliano il perdigone e trasformarla in un corrimano ben teso, che va ora dal primo armo alla famosa placchetta.
Decidiamo che la tecnica sarà quella di avvicinarsi all’armo sulla verticale in libera (longe ben assicurata al corrimano) e di saltare dall’armo principale verso il terrazzamento sottostante.
Nel frattempo ci raggiungono sei personaggi, di cui tre ragazze e un ragazzo di Gonnosfanadiga e uno di Urzulei, che decidono di non aspettarci e di armare sul ginepro un’altra via (a nostro parere si sono dimostrati molto G.P., tanto da lasciare sul terzo salto nodi e moschettoni, ma simpatici)
Ovidio, il tizio di Urzulei ti manda i suoi saluti. Si chiama Gigi.
Atterriamo su di un bel franone che, in pendenza, ci porta al secondo salto. Si arma direttamente su un ginepro.
Parte del salto è sul vuoto, quindi decido di divertirmi un po’ scendendo alla velocità della luce.
Ma guarda! Il discensore è diventato rovente!
Come uno scherzo scherzoso, chiedo alla Winx di reggermelo un attimo. E’ senza guanti.
Si è sprigionato un odorino come di carne arrosto, maialetto e carne e, dopo l’urlo, il mio discensore è finito nelle piante.
B.T.P.Z. (borrone tendente al piombo zincato).
Comunque, percorriamo una sottospecie di cengia un po’ esposta e ci apprestiamo ad effettuare il terzo salto della serie, armato sempre sull’ennesimo ginepro, alla base del quale si apre l’ingresso di una grotta.
Superata la cavità ci si presentano, in successione, due salti da circa sei metri armati con placchetta (nell’ultimo dei quali ho avuto la brillante idea di cravarmi la coscia con un tronco) e un bell’arco di roccia nel quale i nostri eroi si sono fermati per sgalluppare le cibarie a trago.
Il dilemma che ci si presenta ora è: andiamo verso sinistra e disarrampichiamo, o andiamo verso destra e saltiamo questi ulteriori dieci metri?
Alberto trova dove armare (solita placchetta su perdigone) e decidiamo di andare a destra. <Se saltiamo siamo più veloci!> pensiamo.
Ora ci aspetta l’ultimo salto. Con la pancia piena e un po’ di stanchezza, noto che non tutte le facce sono fresche e rilassate.
Forse qualcuno soffre di quella famosa malattia tropicale chiamata “papping, mera papping”? (leggi “pappingiu” senza “iu”)
Solito armo su ginepro, soliti 35 mt, solito Alberto a saltare per primo. Il salto è in gran parte sul vuoto e, soprattutto, sul mare. Sembrano mille metri.
E’ il turno di Irma. E’ bianca come un lenzuolo bianco lavato in varechina (ipoclorito di sodio)
<Aiuto!> dice. <Mi sto cagando!>.
Paolo e Michela l’assistono sull’armo.
<Tieni gli occhi aperti, questa volta, e goditi il panorama!>.
Siamo tutti giù. Che fatica!!!
Alberto ci porta a fare un giro per un’altra cavità che si apre in vista del corrimano che porta alla “Grotta del Fico” (non si sa se il ”Fico” sia una pianta o una persona interessante).
<Vogliamo percorre il corrimano fino alla grotta o torniamo alle macchine?> chiede Alberto.
<Un’altra vooooolta!> rispondiamo noi. Sono le 18.00 circa.
Ci aspetta ancora un corrimano in acciaio (????) con armi nuovi di zecca (????), un po’ di disarrampicata e siamo al livello del mare.
Ci liberiamo degli imbraghi e degli attrezzi e via, su per la salita.
Tutto abbastanza ripido e franoso (o friabile. Dipende se frana o se fria), alcuni passaggi esposti e siamo in vista della parete di circa 15 mt sulla quale ci arrampichiamo in libera.
Tutto il resto del trekking è abbastanza agevole e alle 19,30 circa siamo alle auto desiderosi di scolarci un birrone ghiacciato.
Grandiosa la doccia, Paolo!!
Dopo una tappa alla fonte e una al bar di Baunei per il caffè (le birre le avevamo nelle borse frigo), salutiamo Irma, Valeria e la Winx, in partenza per Cagliari, e noi torniamo a Lòpene, dove troviamo il solito nutrito gruppo di “Spanotti” davanti al caminetto.
Ravviviamo il fuoco e cazzeggiamo un po’ in attesa dei ragazzi che sono andati alla Donini.
Aspetta e riaspetta si son fatte le 21.30.
<Cosa facciamo? Mangiamo?>.
La cena è presto servita. Solita abbuffata, ma con Paolo stiamo pensando che è ormai troppo tardi e nessuno dalla Donini si è ancora fatto vivo.
Ci diamo un orario e alle 23.00, partiamo da Lòpene alla volta di Sedda Arbaccas, in compagnia di Alemandis e Simona, per vedere che fine avevano fatto i nostri compagni di disavventure.
Arriviamo in circa mezz’ora, percorrendo la strada sterrata, col fuoristrada di Paolo a circa 80 Km/h, facendo la gimkana tra conigli, lepri, cinghiali e rospi.
Li troviamo lì in compagnia dei ragazzi di Oristano, mentre si cambiavano togliendosi di dosso le mute bagnate, morti dal freddo, a parte il solito Andrea Loi che, in magliettina, nonostante i tredici gradi e il vento di maestrale, sembrava non risentire neanche della fatica.
Tranquillo e sereno, tracannava birra come un’idrovora e mangiava patatine.
Ok! Tutti a posto, tutti pronti, si torna al campo.
Fondamentalmente eravamo tutti sfasciati dalla stanchezza. Il fine serata è stato all’insegna degli sbadigli.
I miei complimenti a Massimo che si è fatto tutto il trekking di ritorno dalla Donini in magliettina e calzoncini. Praticamente assiderato.
La domenica.
Ormai Orbisi è saltata. Almeno per noi. Diego & C. si muovono prestissimo per andarci. Noi no.
Ci svegliamo in tutta calma, a parte il sibilo angosciante del condizionatore del furgoncino frigorifero autoctono di personaggi intenti nell’organizzarsi il pranzo festivo, ci guardiamo in faccia e decidiamo di fare ”Baccu su Schirone”, meglio conosciuto, da pochi, come “Baccu su Scraffingiu”. Riccardo, Michela e Nicola vanno via; Ermanno, Lisa, Alemandis e Simona vanno a Cala Luna.
Coloro che si sono segnati nella scheda di Baccu su Schirone sono i seguenti (in ordine di apparizione): Il Presidente e First Lady, Fabio, Paolo, Alberto, Francesca, Rita, Gianluca, Andrea, Massimo, Daniela eeeeeeeeee, sentite gente, Robertone!!!
Facciamo colazione, ci laviamo i denti, placidi, quando ad un tratto, Pierluigi ci fa presente di avere un problema al fuoristrada. Ne parliamo!!
Girando la chiave nel quadro, l’auto non si spegne immediatamente, si spegne solo consumando il residuo di gasolio già in circuito. L’equipe delle cento teste e cento berrittas è già all’opera.
<Apri il cofano!>.
<Metti in moto!>.
<Spegni!>.
<Metti in moto!>.
<Spegni!>
<Metti il dito nella ventola appena mette in moto!>. E così via.
Le proviamo tutte finché, in un pertugio della testata, nel quale quasi non passavano neanche le dita, tiro via due tubicini, che all’esame attento, sono risultati crepati e un po’ sgarruppati. Li sostituiamo (un culo per riposizionarli) e l’auto è finalmente a posto!!!!
Ci siamo meritati una bella birra ghiacciata.
Gli Spanotti fanno tutto. Fanno anche questo!
Si sono fatte le 12.30. Robertone ha già preparato il fuoco. Alberto e Francesca non rimangono per pranzo, e noi ci diamo sotto con primi, secondi, contorno, frutta e dolce (tutto secondo copione).
Dopodichè scatta l’ora della chitarra.
Stregati dalle voci di Rita, Daniela e Simona, decidiamo di non usare più strumenti musicali, dando fiato all’ugola di Gianluca:
<Rita è entrata alla Donini e non sa se esce viiiiiiiva…..tikitì…..tikitì>
<Rita ha rotto le palle tutta la Donini e forse l’affoghiamo…..tikitì…..tikitì>
<Il Presidente ha rotto la macchina e noi l’abbiamo aggiustata…..tikitì…..tikitì>…………….
Alle 17.00 si fa rotta per Cagliari.
Grazie Alberto per averci convinto a fare Padente.
Ogni riferimento, persona, fatto o luogo, non è puramente casuale. Anzi………
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