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Chi era Giovanni Spano?
DI LUI DICONO CHE LA SUA TONACA ODORASSE PIU’ DI POLVERE CHE D’INCENSO…
L’abito talare era quello di Giovanni Spano, Canonico di Ploaghe dove nacque l’8 marzo 1803 da una famiglia di agiati possidenti originari di Bosa. A nove anni frequenta a Sassari la scuola degli Scolopi. Egli stesso racconta che poiché conosceva e parlava solo il logudorese (non comprendeva una parola né in italiano e nemmeno in sassarese), il primo giorno di scuola, non avendo compreso gli ordini dell’insegnante fu punito con dodici nerbate sulle mani e dal giorno, per due anni, dovette spazzare l’aula alla fine della lezione.
Dopo la scuola degli Scolopi, frequentò il Seminario Tridentino dal quale uscì col titolo di Magister artium liberalium nel 1820 e la laurea in teologia nel 1825. Imparò l’italiano, il latino, il greco, l’ebraico, il caldeo, l’arabo e tutti i dialetti della Sardegna.
Maturata la vocazione religiosa, nel 1827 prese gli ordini sacri. Per tre anni insegnò a Sassari come maestro elementare: intanto approfondiva gli studi in Filosofia e nel 1830 diveniva dottore delle arti liberali. Da questo momento ebbe inizio la grande avventura del giovane studioso: si recò a Roma per studiare le lingue orientali: qui ottenne tali successi che quando nel 1834 si rese vacante la cattedra di Sacra Scrittura e Lingue Orientali dell’Università di Cagliari venne nominato professore universitario a 31 anni.
Nel 1839 è direttore della Biblioteca Universitaria, nel 1854 preside del Liceo Dettori, nel 1859 Rettore dell’Università di Cagliari e nel 1871 fu eletto Senatore del Regno anche se, per un forte spirito identitario, non giurò mai fedeltà al Re. A Torino entra nell’Accademia delle Scienze.
Divenne la massima autorità scientifica del suo tempo per l’archeologia e la linguistica sarda con pubblicazioni che lo resero famoso in tutta l’Europa.
Alla città di Cagliari dedicò particolare attenzione descrivendone i monumenti in varie opere come Guida di Cagliari e dei suoi dintorni (1856), Guida del Duomo di Cagliari (1856), Storia e descrizione dell’Anfiteatro Romano di Cagliari (1868).
Sempre a Cagliari, dopo aver intrepreso gli scavi dell’Anfiteatro Romano, fonda il Museo Archeologico, a cui dona la sua collezione di reperti, l’Orto Botanico e il noto Bullettino Archeologico sardo.
Tra le opere di linguistica ricordiamo la raccolta di Canzoni popolari inedite (1836), Ortografia sarda e nazionale, ossia grammatica della lingua loguderese paragonata all’italiana (1840), Vocabolario sardo-italiano e italiano-sardo (1851-52), Vocabolario sardo geografico, patronimico e etimologico (1872)
Opere importanti perché nascono in due momenti cruciali: gli anni precedenti alla “fusione” della Sardegna con gli Stati piemontesi e nel momento successivo all’Unificazione d’Italia, quando cioè l’isola aveva la necessità di accreditarsi storicamente e culturalmente con le proprie tradizioni, prima fra tutte la lingua.
Continuò a studiare e pubblicare articoli e opere di grande valore fino alla morte avvenuta a Cagliari il 3 aprile 1878, all’indomani dell’Unità d’Italia.
Sepolto nel cimitero monumentale, in una maestosa tomba che riutilizza un sarcofago romano, in essa volle fossero incise queste parole:
PATRIAM DILEXIT, LABORAVIT
ovvero
AMO’ LA TERRA DEI SUOI PADRI, VI IMPIEGO’ LE SUE ENERGIE