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Suspiria 2000: COME ODIARE GLI SPELEOSUB
ATTIVITA’: recupero bombole in attività di FSS
DATA: 26/03/2000
COMUNE: Urzulei
LOCALITA’: Teletottes
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Suspiria
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: FSS
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Pierluigi Melis, Ermanno Pusceddu, Stefano Lallai, Alessandro Mandis, Luca Sgualdini, Diego Vacca, Enrico Seddone, Claudio Cerusico, Alessio Marcus tutti GSAGS, speleo vari USC e FSS
DATA: 26/03/2000
COMUNE: Urzulei
LOCALITA’: Teletottes
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Suspiria
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: FSS
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Pierluigi Melis, Ermanno Pusceddu, Stefano Lallai, Alessandro Mandis, Luca Sgualdini, Diego Vacca, Enrico Seddone, Claudio Cerusico, Alessio Marcus tutti GSAGS, speleo vari USC e FSS
Il Buon Presidente ha recuperato questa relazione riesumandola dai suoi taccuini… buona lettura!
<<"Dai vieni che ci facciamo un giro veloce e ci divertiamo !!">>. Cosi Ermanno mi ha convinto ad entrare a "Suspiria" dopo che per parecchio tempo ero riuscito ad evitarla.
<<"Voglio fare qualche foto !, tanto gli sherpa per l’immersione di Luca Sgualdini ci sono già !">>.
Partiti da Cagliari in un ora alquanto anomala per me (22:00), Stefano Lallai mi convince che seguire la rotta tracciata da Carlo Felice (SS. 131) è molto più comodo e più veloce (… sarà…).
Presi in macchina Claudio Cerusico e Alessio Marcus con rispettivi bagagli, mi metto nella scia della station wagon guidata da Stefano, con Ermanno al suo fianco carico di birra per il lungo viaggio. Inevitabilmente come una fermata della Via Crucis, facciamo religiosamente tappa ad Abbasanta per sgranchire le gambe e drogarci di caffé al fine di raggiungere la già sospirata meta.
Dopo circa tre ore di viaggio e ben 70 Km in più di quelli che avremmo fatto percorrendo la cara e generosa "125" (….ma quindi il vantaggio dove stà ? Forse guidando sull’Orientale Sarda tra le curve di Campuomu è più difficile bere birra?…) raggiungiamo Teletotes dove troviamo ad aspettarci Alessandro Mandis, con tanto di fuoco acceso pronto per noi, che ci fa un breve riassunto di ciò che era capitato in nostra assenza. Mah, penso che tutto sommato un salto al lago per aiutare a portare fuori il materiale degli speleosub lo si possa anche fare.
Mentre ci godiamo il fuoco e stringiamo le nostre tenaglie sul vino di Claudio, arrivano gli sherpa dell’U.S.C. (quasi tutti di primo taglio), che continuano a chiarirci il quadro che si sta lentamente e pericolosamente delineando (ma allora siamo noi gli sherpa del ritorno? Ma non eravamo in forse?). Il tempo passa e le ore di sonno previste diminuiscono velocemente, ma non si può rinunciare alla magia della notte in Codula. Così, mentre mi godo la pace del primo chiarore del mattino, arriva lo speleosub Luca Sgualdini, preceduto da murrungi, mugugni e bestemmie, che, alla mia domanda :<<"allora, Luca, come è andata ?">>, grugnisce qualcosa e se ne va a dormire lasciando un’altra scia di murrungi che fedelmente lo seguono e lo accompagnano fino alla tenda. Comunque, visto che il mattino era pericolosamente dietro "Campu Esone", decisi che dovevo almeno simulare di aver dormito per imbrogliare i miei bioritmi e costringere la mia carcassa a fare quello che la mia mente cercava di scacciare: dovevo fare lo sherpa!
Mi svegliai al suono della voce di Claudio che insisteva a chiedermi se avessi dovuto bere latte. E’ una persona molto gentile e così decisi di trattenere il cinghiale che c’è in me e mi sforzai per rispondergli:<<"No grazie Claudio, preferisco mangiare le uova">>.
Fui l’ultimo a raggiungere il cerchio della colazione e trovai tutti a decidere se fosse il caso o meno di farci inghiottire dalle profondità della grotta, pensando alle poche ore di riposo che avevamo in corpo ed ai molti chili di peso delle bombole che ci stavano aspettando lontano nel buio.
Ma la speleologia forgia, e noi, duri e tesi come tamburi (o come grancasse?), con grande sollievo di Diego Vacca, decidemmo che la missione andava portata a termine (ancora mi eccheggiavano in testa le parole di Ermanno;<<"dai vieni, ci facciamo un giro e ci divertiamo..">)
In 25 minuti netti raggiungemmo l’ingresso della grotta dove un pericolosissimo Bombo attentava alla vita del povero Lallator aggredito al collo. Ma non poteva certo essere un insetto a fermarci e così, avendo accertato che le condizioni di Stefano (ribatezzato per l’occasione "Bombotor") entrammo verso l’infinito ed oltre !
Raggiungere il lago fu particolarmente semplice; il materiale era ancora li, tutto per noi, pronto a martoriare le nostre povere schiene.
Decidemmo di fare una breve pausa per ricaricare le batterie e preparare al meglio i nostri impianti luce per la cavalcata finale, ma l’acqua cristallina di Suspiria era troppo invitante e non riuscii a trattenere la voglia di immergere le mie stanche membra in quel liquido freddo e rigenerante (quando la finirò di fare queste cazzate?).
Zaini in spalla e via verso casa, lenti ma inesorabili (come un elettrico che si scarica) con ancora in testa le parole di Ermanno (<<"dai vieni, ci facciamo un giro e ci divertiamo….">>).
Avevo cancellato dalla mente il ricordo di cosa vuol dire essere sherpa ed il sacrificio che comporta lottare con una bombola che non puoi trattare come il tuo fedele sacco speleo. La bombola è pesante sulle spalle, è dura quando ti sbatte addosso, è rigida quando devi passare un cunicolo e non puoi ne sbatterla ne prenderla a calci. Consola (?) il fatto che è servita ad un’altro per vedere posti che chi la porta probabilmente non vedrà mai (almeno di persona); ma la speleologia è anche sacrificio per il Gruppo ed allora Avanti miei eroi !
Comunque l’importante è essere in buona compagnia e tra cazzate e imprecazioni diminuiva sempre di più lo spazio che ci separava dall’uscita e dopo un inizio preoccupante, anche Alessio Marcus, vistosamente fuori forma, riusciva a tenere il nostro passo.
E uscimmo a riveder le stelle.
Mi proposi volentieri per disarmare ed uscire per ultimo (ritenevo fosse giusto così, no, anzi, era giusto così) e tutti stranamente mi diedero subito ragione (?).
Un ultimo sforzo ad anch’io raggiunsi gli altri che ormai avevano delle belle e serene facce sorridenti, ignari del fatto che il campo sarebbe sembrato molto più lontano di quanto si pensasse.
E fu in questo momento che Alessio, dimentico della fatica e del peso del materiale trasferito dal suo sacco ai nostri, ritrovò un’inaspettata energia e sparì velocemente dalla nostra vista dopo aver superato il guado che Claudio dovette affrontare "con l’acqua alla gola" per scarsa illuminazione.
Nonostante il suo brutto aspetto, fu una gioia vedere la folta chioma di Enrico Seddone al quale fu subito “mollato” il sacco della corda che a turno ci stavamo scaricando senza pietà.
Alle 24:00 finalmente il campo. Grande fu la gioia nel trovare fuoco acceso e cibo caldo lasciatoci da coloro che, in ansia per noi, erano rimasti tutto il giorno a cazzeggiare all’aria aperta. Non era possibile però andare via senza gustare un buon caffè, nulla ci poteva impedire di toglierci questa soddisfazione, tranne la pioggia che infatti c’é lo ha impedito; costringendoci a levare il disturbo a "sonu de corrusu".
Erano le 05:00 quando giungemmo in sede per scaricare il materiale e salutarci, stanchi ma felici per aver contribuito a portare avanti la ricerca e l’esplorazione del sistema carsico di "Codula Ilune", in nome della nostra Gloriosa Federazione Speleologica Sarda …(quando la finiremo di fare queste cazzate?)
<<"Voglio fare qualche foto !, tanto gli sherpa per l’immersione di Luca Sgualdini ci sono già !">>.
Partiti da Cagliari in un ora alquanto anomala per me (22:00), Stefano Lallai mi convince che seguire la rotta tracciata da Carlo Felice (SS. 131) è molto più comodo e più veloce (… sarà…).
Presi in macchina Claudio Cerusico e Alessio Marcus con rispettivi bagagli, mi metto nella scia della station wagon guidata da Stefano, con Ermanno al suo fianco carico di birra per il lungo viaggio. Inevitabilmente come una fermata della Via Crucis, facciamo religiosamente tappa ad Abbasanta per sgranchire le gambe e drogarci di caffé al fine di raggiungere la già sospirata meta.
Dopo circa tre ore di viaggio e ben 70 Km in più di quelli che avremmo fatto percorrendo la cara e generosa "125" (….ma quindi il vantaggio dove stà ? Forse guidando sull’Orientale Sarda tra le curve di Campuomu è più difficile bere birra?…) raggiungiamo Teletotes dove troviamo ad aspettarci Alessandro Mandis, con tanto di fuoco acceso pronto per noi, che ci fa un breve riassunto di ciò che era capitato in nostra assenza. Mah, penso che tutto sommato un salto al lago per aiutare a portare fuori il materiale degli speleosub lo si possa anche fare.
Mentre ci godiamo il fuoco e stringiamo le nostre tenaglie sul vino di Claudio, arrivano gli sherpa dell’U.S.C. (quasi tutti di primo taglio), che continuano a chiarirci il quadro che si sta lentamente e pericolosamente delineando (ma allora siamo noi gli sherpa del ritorno? Ma non eravamo in forse?). Il tempo passa e le ore di sonno previste diminuiscono velocemente, ma non si può rinunciare alla magia della notte in Codula. Così, mentre mi godo la pace del primo chiarore del mattino, arriva lo speleosub Luca Sgualdini, preceduto da murrungi, mugugni e bestemmie, che, alla mia domanda :<<"allora, Luca, come è andata ?">>, grugnisce qualcosa e se ne va a dormire lasciando un’altra scia di murrungi che fedelmente lo seguono e lo accompagnano fino alla tenda. Comunque, visto che il mattino era pericolosamente dietro "Campu Esone", decisi che dovevo almeno simulare di aver dormito per imbrogliare i miei bioritmi e costringere la mia carcassa a fare quello che la mia mente cercava di scacciare: dovevo fare lo sherpa!
Mi svegliai al suono della voce di Claudio che insisteva a chiedermi se avessi dovuto bere latte. E’ una persona molto gentile e così decisi di trattenere il cinghiale che c’è in me e mi sforzai per rispondergli:<<"No grazie Claudio, preferisco mangiare le uova">>.
Fui l’ultimo a raggiungere il cerchio della colazione e trovai tutti a decidere se fosse il caso o meno di farci inghiottire dalle profondità della grotta, pensando alle poche ore di riposo che avevamo in corpo ed ai molti chili di peso delle bombole che ci stavano aspettando lontano nel buio.
Ma la speleologia forgia, e noi, duri e tesi come tamburi (o come grancasse?), con grande sollievo di Diego Vacca, decidemmo che la missione andava portata a termine (ancora mi eccheggiavano in testa le parole di Ermanno;<<"dai vieni, ci facciamo un giro e ci divertiamo..">)
In 25 minuti netti raggiungemmo l’ingresso della grotta dove un pericolosissimo Bombo attentava alla vita del povero Lallator aggredito al collo. Ma non poteva certo essere un insetto a fermarci e così, avendo accertato che le condizioni di Stefano (ribatezzato per l’occasione "Bombotor") entrammo verso l’infinito ed oltre !
Raggiungere il lago fu particolarmente semplice; il materiale era ancora li, tutto per noi, pronto a martoriare le nostre povere schiene.
Decidemmo di fare una breve pausa per ricaricare le batterie e preparare al meglio i nostri impianti luce per la cavalcata finale, ma l’acqua cristallina di Suspiria era troppo invitante e non riuscii a trattenere la voglia di immergere le mie stanche membra in quel liquido freddo e rigenerante (quando la finirò di fare queste cazzate?).
Zaini in spalla e via verso casa, lenti ma inesorabili (come un elettrico che si scarica) con ancora in testa le parole di Ermanno (<<"dai vieni, ci facciamo un giro e ci divertiamo….">>).
Avevo cancellato dalla mente il ricordo di cosa vuol dire essere sherpa ed il sacrificio che comporta lottare con una bombola che non puoi trattare come il tuo fedele sacco speleo. La bombola è pesante sulle spalle, è dura quando ti sbatte addosso, è rigida quando devi passare un cunicolo e non puoi ne sbatterla ne prenderla a calci. Consola (?) il fatto che è servita ad un’altro per vedere posti che chi la porta probabilmente non vedrà mai (almeno di persona); ma la speleologia è anche sacrificio per il Gruppo ed allora Avanti miei eroi !
Comunque l’importante è essere in buona compagnia e tra cazzate e imprecazioni diminuiva sempre di più lo spazio che ci separava dall’uscita e dopo un inizio preoccupante, anche Alessio Marcus, vistosamente fuori forma, riusciva a tenere il nostro passo.
E uscimmo a riveder le stelle.
Mi proposi volentieri per disarmare ed uscire per ultimo (ritenevo fosse giusto così, no, anzi, era giusto così) e tutti stranamente mi diedero subito ragione (?).
Un ultimo sforzo ad anch’io raggiunsi gli altri che ormai avevano delle belle e serene facce sorridenti, ignari del fatto che il campo sarebbe sembrato molto più lontano di quanto si pensasse.
E fu in questo momento che Alessio, dimentico della fatica e del peso del materiale trasferito dal suo sacco ai nostri, ritrovò un’inaspettata energia e sparì velocemente dalla nostra vista dopo aver superato il guado che Claudio dovette affrontare "con l’acqua alla gola" per scarsa illuminazione.
Nonostante il suo brutto aspetto, fu una gioia vedere la folta chioma di Enrico Seddone al quale fu subito “mollato” il sacco della corda che a turno ci stavamo scaricando senza pietà.
Alle 24:00 finalmente il campo. Grande fu la gioia nel trovare fuoco acceso e cibo caldo lasciatoci da coloro che, in ansia per noi, erano rimasti tutto il giorno a cazzeggiare all’aria aperta. Non era possibile però andare via senza gustare un buon caffè, nulla ci poteva impedire di toglierci questa soddisfazione, tranne la pioggia che infatti c’é lo ha impedito; costringendoci a levare il disturbo a "sonu de corrusu".
Erano le 05:00 quando giungemmo in sede per scaricare il materiale e salutarci, stanchi ma felici per aver contribuito a portare avanti la ricerca e l’esplorazione del sistema carsico di "Codula Ilune", in nome della nostra Gloriosa Federazione Speleologica Sarda …(quando la finiremo di fare queste cazzate?)
Categoria: Attività, Speleologia