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Voragine delle Felci
ATTIVITA’: Didattica e Verifica stato degli armi
DATA: 12/02/2006
COMUNE: Domusnovas
LOCALITA’:
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Voragine delle Felci
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Lorella Nettuno
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Lorella Nettuno, Paolo Atzori, Gino Baldussu, Pierluigi Melis, Raffaele Schirru, Riccardo Mascia, tutti GSAGS
DATA: 12/02/2006
COMUNE: Domusnovas
LOCALITA’:
CAVITA’, GOLA O SENTIERO: Voragine delle Felci
ORGANIZZATORE DELL’USCITA: Lorella Nettuno
PARTECIPANTI E GRUPPI DI APPARTENENZA: Lorella Nettuno, Paolo Atzori, Gino Baldussu, Pierluigi Melis, Raffaele Schirru, Riccardo Mascia, tutti GSAGS
Era da qualche mese che si pensava alla Voragine delle Felci, c’era chi ci voleva tornare e chi desiderava andarci per la prima volta.
Tra un impegno e l’altro avevamo sempre rimandato, c’era poi il problema dello stato degli armi vecchi che andavano verificati o addirittura sostituiti.
Organizziamo e la domenica mattina siamo pronti, una bella giornata senza pioggia.
Visto che siamo in pochi, il gruppo decide di far armare a me. Non conosco il sito ed è la prima volta che mi cimento nell’armare un pozzo. Una splendida opportunità.
Controllo il rilievo, 65 metri poi un terrazzino e poi altri 15 metri.
Con Paolo verifichiamo gli spit esistenti sulla roccia all’imboccatura del pozzo, ne adocchiamo due ben piantati e sani. Li puliamo per bene e fissiamo due placchette per l’armo di testa. Mi calo giusto di un metro per doppiare l’armo, pulisco per bene altri due spit, e fisso gli anelli.
Mentre supero il frazionamento, parlo con Paolo che mi da gli ultimi suggerimenti e allora mi ricordo di avere in tasca due radiotrasmittenti. Ne passo una a Paolo che mi chiede “ma il collarino è fissato bene?” , rispondo : “tranquilllo…” …e giu’, la ricetrasmittente vola via e ci precede a tutta velocita’ fin alla base del pozzo! Ne ritroveremo quasi tutti i pezzi.
Distratto da questo fatto, non mi accorgo che nel passaggio del frazionamento, ho lasciato il moschettone nell’ansa, e ho fatto la chiave con quella. Nel momento in cui sgancio la longe per caricarmi sul discensore Gino osserva “ma come diavolo l’hai fatta quella chiave!”. Urca la chiave non tiene e scivolo giu! Stringo corda e discensore e non mollo. “…tranquillo sei ancorato all’ansa, molla pure”. Col cavolo che mollo, prima voglio capire cosa sta succedendo..
Ok e’ tutto a posto, con cento metri di corda nel sacco comincio a scendere, dopo qualche metro mi fermo per fare un frazionamento in alto. Sono ancora a contatto visivo con gli altri, e si decide di fare una gassa molto lunga per ridurre il fattore di caduta.
Supero il frazionamento e scendo, sono completamente solo. Dopo una decina di metri mi fermo, la roccia sporge e bisogna frazionare. Mi guardo intorno e vedo alcuni spit: troppo in alto. Risalgo di mezzo metro, scelgo l’ancoraggio in migliori condizioni e fraziono. Riprendo a scendere, si va giu’ che è una bellezza. Mi fermo e faccio un altro frazionamento. Solo allora mi accorgo che la corda a circa 15 metri sopra di me tocca sulla roccia. Vedo una luce, è Pierluigi che mi segue. Lo informo del problema e gli chiedo se ha con se una fettuccia o attrezzatura d’armo. Niente. E allora che faccio? La sua flemma è disarmante: “risali e sistema la cosa!” . Mentre smonto l’armo appena eseguito e mi accingo a fare l’ennesimo cambio attrezzi per risalire, mi cade il cacciavite (di Pierluigi) e si rompe la cinghietta dell’orologio. Ho le mani impegnate e l’orologio in equilibrio instabile sul polso. Con un movimento rapido e fulmineo afferro con i denti l’orologio prima che faccia la stessa fine del walkie-tolkie e del cacciavite.
Sistemo la corda e ridiscendo, frazionando dove occorre, fino alla base del terrazzino.
Dopo un po’ arrivano tutti e facciamo l’ultimo salto fina alla base del pozzo.
Stiamo un po’ li, ci facciamo un giro e decidiamo di risalire. Ultimo e’ Pierluigi che disarma.
Raccogliamo l’attrezzatura e andiamo alle macchine per cambiarci. La fame si fa sentire.
Concludiamo come la tradizione vuole, fuoco, arrosto e la solita ma mai noiosa abbuffata.
Una bella giornata, per me una bella esperienza in quanto armare è piu’ facile dirlo che farlo, e si impara solo quando lo si fa. E poi la grande disponibilità e la pazienza di tutti mi sono stati di grande aiuto.
Tra un impegno e l’altro avevamo sempre rimandato, c’era poi il problema dello stato degli armi vecchi che andavano verificati o addirittura sostituiti.
Organizziamo e la domenica mattina siamo pronti, una bella giornata senza pioggia.
Visto che siamo in pochi, il gruppo decide di far armare a me. Non conosco il sito ed è la prima volta che mi cimento nell’armare un pozzo. Una splendida opportunità.
Controllo il rilievo, 65 metri poi un terrazzino e poi altri 15 metri.
Con Paolo verifichiamo gli spit esistenti sulla roccia all’imboccatura del pozzo, ne adocchiamo due ben piantati e sani. Li puliamo per bene e fissiamo due placchette per l’armo di testa. Mi calo giusto di un metro per doppiare l’armo, pulisco per bene altri due spit, e fisso gli anelli.
Mentre supero il frazionamento, parlo con Paolo che mi da gli ultimi suggerimenti e allora mi ricordo di avere in tasca due radiotrasmittenti. Ne passo una a Paolo che mi chiede “ma il collarino è fissato bene?” , rispondo : “tranquilllo…” …e giu’, la ricetrasmittente vola via e ci precede a tutta velocita’ fin alla base del pozzo! Ne ritroveremo quasi tutti i pezzi.
Distratto da questo fatto, non mi accorgo che nel passaggio del frazionamento, ho lasciato il moschettone nell’ansa, e ho fatto la chiave con quella. Nel momento in cui sgancio la longe per caricarmi sul discensore Gino osserva “ma come diavolo l’hai fatta quella chiave!”. Urca la chiave non tiene e scivolo giu! Stringo corda e discensore e non mollo. “…tranquillo sei ancorato all’ansa, molla pure”. Col cavolo che mollo, prima voglio capire cosa sta succedendo..
Ok e’ tutto a posto, con cento metri di corda nel sacco comincio a scendere, dopo qualche metro mi fermo per fare un frazionamento in alto. Sono ancora a contatto visivo con gli altri, e si decide di fare una gassa molto lunga per ridurre il fattore di caduta.
Supero il frazionamento e scendo, sono completamente solo. Dopo una decina di metri mi fermo, la roccia sporge e bisogna frazionare. Mi guardo intorno e vedo alcuni spit: troppo in alto. Risalgo di mezzo metro, scelgo l’ancoraggio in migliori condizioni e fraziono. Riprendo a scendere, si va giu’ che è una bellezza. Mi fermo e faccio un altro frazionamento. Solo allora mi accorgo che la corda a circa 15 metri sopra di me tocca sulla roccia. Vedo una luce, è Pierluigi che mi segue. Lo informo del problema e gli chiedo se ha con se una fettuccia o attrezzatura d’armo. Niente. E allora che faccio? La sua flemma è disarmante: “risali e sistema la cosa!” . Mentre smonto l’armo appena eseguito e mi accingo a fare l’ennesimo cambio attrezzi per risalire, mi cade il cacciavite (di Pierluigi) e si rompe la cinghietta dell’orologio. Ho le mani impegnate e l’orologio in equilibrio instabile sul polso. Con un movimento rapido e fulmineo afferro con i denti l’orologio prima che faccia la stessa fine del walkie-tolkie e del cacciavite.
Sistemo la corda e ridiscendo, frazionando dove occorre, fino alla base del terrazzino.
Dopo un po’ arrivano tutti e facciamo l’ultimo salto fina alla base del pozzo.
Stiamo un po’ li, ci facciamo un giro e decidiamo di risalire. Ultimo e’ Pierluigi che disarma.
Raccogliamo l’attrezzatura e andiamo alle macchine per cambiarci. La fame si fa sentire.
Concludiamo come la tradizione vuole, fuoco, arrosto e la solita ma mai noiosa abbuffata.
Una bella giornata, per me una bella esperienza in quanto armare è piu’ facile dirlo che farlo, e si impara solo quando lo si fa. E poi la grande disponibilità e la pazienza di tutti mi sono stati di grande aiuto.
Categoria: Attività, Speleologia